Tenera è la notte. Basta pagare | Rolling Stone Italia
Recensioni

Tenera è la notte. Basta pagare

Basata sull’omonimo film di Soderbergh, qui anche in veste di produttore, “The Girlfriend Experience” è un lucido viaggio nel mondo del sesso e dell’affetto a noleggio, con protagonista la nipote di Elvis

C’è uno scambio di battute nel primo episodio di The Girlfriend Experience, adattamento dell’omonimo film di Steven Soderbergh, che riassume in maniera assai esaustiva il tono e l’obiettivo della serie, quasi come se gli autori avessero voluto fornire subito allo spettatore una specie di libretto di istruzioni.Nella scena sono coinvolti la protagonista Christine, appena assunta per il praticantato nel solito super studio legale americano, e il suo superiore, indispettito dal lavoro della sottoposta riguardo a un decreto ingiuntivo, svolto secondo lui con troppa passione. Mostrandole la riproduzione di un’anca artificiale, dice: «Non ci frega un accidente se quest’anca potrebbe aiutare tuo nonno. Ci frega del silicone, del materiale, del brevetto: la roba che rende questo attrezzo nuovo e funzionante». È con la stessa freddezza, tipica della terminologia legale, che The Girlfriend Experience descrive la compravendita di sesso e affettività, ossia il materiale che rende funzionante un individuo. Ah già, avevo dimenticato di informarvi che Christine, quando stacca dal lavoro, fa la escort.Interpretata dalla nipotina di Elvis Presley, la bella e convincente Riley Keough, questa giovane studentessa di legge entra in contatto con l’ambiente delle accompagnatrici di alto bordo. Sebbene i soldi guadagnati non siano certo pochi spiccioli, ciò che maggiormente affascina Christine del mondo di ricchi annoiati e frustrati con cui si interfaccia è il tacito accordo alla base di ogni rapporto e di ogni transazione, l’opportunità di essere quello che nella vita non è: l’affettuosa e compiacente Chelsea. E poi il sesso non le dispiace mica. The Girlfriend Experience ci accompagna così per camere di hotel, corridoi di uffici legali e ville illuminate a giorno, senza soluzione di continuità e senza che nel passaggio si percepisca alcuna differenza: sono luoghi ugualmente sterili, vuoti e grigi, almeno quanto stanze d’ospedale. È clinico l’occhio che indaga il bisogno di vicinanza e di approvazione da acquistare tramite bonifico. Non c’è morbosità né clamore nei corpi nudi e nei loro amplessi, che invece sono l’unica scintilla di colore in un universo altrimenti geometrico e gelido, popolato da automi avidi e anaffettivi. Christine, e assieme a lei tutti gli altri personaggi, lascia ogni genere di conflitto e di sentimento fuori dalla porta, come i germi da una sala operatoria.Purtroppo può capitare che, se le mani non sono lavate a dovere, in quell’operazione ci si giochi la vita.

Basata sull’omonimo film di Soderbergh, qui anche in veste di produttore, “The Girlfriend Experience” è un lucido viaggio nel mondo del sesso e dell’affetto a noleggio, con protagonista la nipote di Elvis

C’è uno scambio di battute nel primo episodio di The Girlfriend Experience, adattamento dell’omonimo film di Steven Soderbergh, che riassume in maniera assai esaustiva il tono e l’obiettivo della serie, quasi come se gli autori avessero voluto fornire subito allo spettatore una specie di libretto di istruzioni.

Nella scena sono coinvolti la protagonista Christine, appena assunta per il praticantato nel solito super studio legale americano, e il suo superiore, indispettito dal lavoro della sottoposta riguardo a un decreto ingiuntivo, svolto secondo lui con troppa passione. Mostrandole la riproduzione di un’anca artificiale, dice: «Non ci frega un accidente se quest’anca potrebbe aiutare tuo nonno. Ci frega del silicone, del materiale, del brevetto: la roba che rende questo attrezzo nuovo e funzionante». È con la stessa freddezza, tipica della terminologia legale, che The Girlfriend Experience descrive la compravendita di sesso e affettività, ossia il materiale che rende funzionante un individuo. Ah già, avevo dimenticato di informarvi che Christine, quando stacca dal lavoro, fa la escort.

Interpretata dalla nipotina di Elvis Presley, la bella e convincente Riley Keough, questa giovane studentessa di legge entra in contatto con l’ambiente delle accompagnatrici di alto bordo. Sebbene i soldi guadagnati non siano certo pochi spiccioli, ciò che maggiormente affascina Christine del mondo di ricchi annoiati e frustrati con cui si interfaccia è il tacito accordo alla base di ogni rapporto e di ogni transazione, l’opportunità di essere quello che nella vita non è: l’affettuosa e compiacente Chelsea. E poi il sesso non le dispiace mica. The Girlfriend Experience ci accompagna così per camere di hotel, corridoi di uffici legali e ville illuminate a giorno, senza soluzione di continuità e senza che nel passaggio si percepisca alcuna differenza: sono luoghi ugualmente sterili, vuoti e grigi, almeno quanto stanze d’ospedale. È clinico l’occhio che indaga il bisogno di vicinanza e di approvazione da acquistare tramite bonifico. Non c’è morbosità né clamore nei corpi nudi e nei loro amplessi, che invece sono l’unica scintilla di colore in un universo altrimenti geometrico e gelido, popolato da automi avidi e anaffettivi. Christine, e assieme a lei tutti gli altri personaggi, lascia ogni genere di conflitto e di sentimento fuori dalla porta, come i germi da una sala operatoria.

Purtroppo può capitare che, se le mani non sono lavate a dovere, in quell’operazione ci si giochi la vita.