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Steve Lacy canta la molteplicità: delle esperienze, della musica, della vita

'Gemini Rights' sembra uscito da una grande jam session ed è effettivamente il disco più collaborativo del musicista degli Internet. Psichedelico e R&B, melodico e stratificato, è il trionfo della multidimensionalità
4 / 5

Gemini Rights sembra uscito da una grande jam session ed è effettivamente il disco più collaborativo di Steve Lacy. Chitarrista, produttore, mente creativa degli Internet, Lacy è ricercatissimo da altri artisti come dimostrano i lavori fatti con Kendrick Lamar (Damn), Solange (When I Get Home) o Vampire Weekend (Father of the Bride).

Nei suoi dischi solisti di solito fa quasi tutto da sé. Ha inciso le sei canzoni del Steve Lacy’s Demo sul suo iPhone (a febbraio il singolo Dark Red è diventato di platino) e ha prodotto l’album di debutto Apollo XXI sul suo laptop. Gemini Rights è invece il frutto collettivo di menti diversissime, autori, produttori e musicisti che Lacy ha guidato in un vero studio di registrazione. È un nuovo approccio ed è un successo: Gemini Rights mette assieme 10 canzoni rock e R&B, funk e jazz, psichedeliche e hip hop, ed è caldo come il periodo dell’anno in cui nascono i Gemelli.

Teoricamente, il disco racconta la prima grande delusione amorosa di Lacy. “Mi hai portato in giro / Per poi trattarmi come un cane / Mi hai fatto camminare per chilometri / E poi mi hai aiutato ad alzarmi / Non potrò mai non amarti”, recita il testo di Buttons. In realtà, le insidie insite nei rapporti sentimentali somigliano a quelle tipiche del rapporto tra fan e artista. “Ti piace sul serio questo pezzo? Togli le droghe, sentiresti il rumore?”, chiede nella scarna Static, che apre l’album. E in Helmet: “Sono stato consumato, non sono in vendita, e che cazzo, amico”. È questo sguardo capace di posarsi su diversi tipi di relazioni, da diversi punti di vista, a dare profondità allo stile di Lacy in quest’album.

A un certo punto, in Sunshine, appare la cantautrice Fousheé e contribuisce a far sì che di Lacy emersa un ritratto doppio, sia amante dal cuore spezzato, sia partner trasgressivo. Fedele al titolo, l’album mostra quanto sfaccettata può essere la fine una relazione e redime la presunta doppiezza dei Gemelli. Per dirla con le parole di Mercury: “Pensate che io sia bifronte? Posso nominare 23 miei strati”.

È l’unica canzone dell’album con un riferimento diretto all’astrologia e ne rafforza il tema senza renderlo troppo scoperto. “Un po’ di paradiso / un po’ di sgradevolezza / non so / un po’ di piacere / un po’ di depressione”, canta Lacy a proposito della molteplicità. Scegliendo d’intitolare l’album Gemini Rights, Lacy crea un legame tra il suo segno zodiacale e gli slogan per i diritti (rights, appunto) in campo sessuale e razziale, un modo per strizzare l’occhio in modo discreto alla sua identità queer e nera. Ma soprattutto ci chiede di rendere onore a tutto ciò che è multidimensionale.

Tradotto da Rolling Stone US.

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