Dawn Richard, la recensione di ‘Second Line’ | Rolling Stone Italia
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‘Second Line’ è l’utopia R&B di Dawn Richard



Nel nuovo album della cantante convivono funk, R&B, hip hop e musica house. È un progetto avventuroso radicato nella cultura popolare di New Orleans e proiettato nel futuro

Dawn Richard

Foto press

Sono vent’anni che Dawn Richard percorre una strada tortuosa. All’inizio degli anni Zero, un’audizione per il reality di Diddy Making the Band l’ha portata nei gruppi R&B Danity Kane e Dirty Money. Ha poi fatto l’animatrice per Adult Swim, gestito un food truck vegano, ballato come cheerleader dei New Orleans Hornets, registrato cinque album da solista. Ha vissuto picchi di successo e momenti in cui si è sentita rifiutata dall’industria. Ora pubblica il suo sesto LP Second Line per la Merge, un’etichetta indie del North Carolina, una collocazione inaspettata per un’artista simile e un album che sembra il culmine di tutte le sue esperienze, un’opera organica che contiene decenni di musica.

«Che significa stare in una second line?», si chiede in Nostalgia, riferendosi al tradizionale corteo della sua città natale, New Orleans. La risposta arriva con l’accompagnamento di un giro di synth movimentato. La musica di New Orleans è solo uno degli elementi del mix, che contiene house, electro, funk, R&B e hip hop. La traccia d’apertura, King Creole (intro), mette subito in chiaro lo stile totale dell’album.

Richard, che nell’LP ha suonato i sintetizzatori e curato la produzione con Ila Orbis, sembra voler piegare la storia alla sua volontà. Stili diversi passano attraverso di lei, esattamente come la musica è mutata e si è mescolata nelle strade della città che la ispira e che spera un giorno di influenzare. Il ritmo estatico e il vocoder di Boomerang sono seguiti dalla vibrante Bussifame, in cui Richard dà lezioni di danza come se fosse alla guida di una parata in città. Poi c’è il reggae di Voodoo (Intermission) e una melodia di Beethoven citata in Le Petit Morte (a lude). E mentre le lamentele sui suoi problemi con l’industria musicale, raccontate nel brano ambient alla Eno Radio Free, sembrano inutili in un album ricco come questo, Jacuzzi dimostra la capacità di Richard di tirare fuori una hit R&B dello stesso livello di chi domina oggi le classifiche. In un certo senso, anche la Top 40 potrebbe diventare il suo parco giochi.

Richard alterna le canzoni dell’album a una serie di interviste fatte con la madre. Sono un mix tra storie personali e storia femminista che fanno venire in mente A Seat at the Table di Solange, un altro disco autobiografico che affonda le radici in Louisiana. E però se Solange si ispirava per il suono agli anni ’70, Richard sceglie di ancorare la sua musica alla house, a varie forme di elettronica da club che hanno un’energia unica.

Esattamente come i pionieri della house di Chicago hanno creato un’identità musicale e sessuale futurista, anche questo disco sembra dirci di fare quello che desideriamo, non importa dove andremo a finire. «Cosa significa amare una donna della Louisiana?», chiede Richard in una delle interviste. La mamma risponde: «Devi essere disponibile a ricevere quello che lei è disposta a darti». Vale anche per Second Line ed è uno scambio che si fa volentieri.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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