Russell Miller - Magnum. I primi cinquant’anni della leggendaria agenzia fotografica | Rolling Stone Italia
Recensioni

Russell Miller – Magnum. I primi cinquant’anni della leggendaria agenzia fotografica

Leggi la recensione del libro che racconta i 50 anni della storica agenzia fotografica su RollingStone.it

Se nutrite sentimenti di grande ammirazione nei confronti dei fotografi Magnum, l’indagine di Russell Miller (uscita nel 1999 e oggi edita in Italia) sui primi 50 anni dell’agenzia potrebbe incrinare la vostra visione romantica, restituendovi uno spaccato umano estremamente interessante nella sua strenua lotta contro la fallibilità.Le dinamiche interne alla Magnum – tra scazzi violenti, ansia di leadership e sedute di autocoscienza – sono a metà tra quelle di una setta alla Scientology e un collettivo da centro sociale anni ’90, dove bisognava fare i conti sia con la propria integrità morale, sia “fare i conti” e basta, nel senso più prosaico. Eppure, se a quasi 70 anni dalla sua fondazione Magnum resiste al tempo e alla democratizzazione dei mezzi fotografici, è perché il suo prestigio sembra più appetibile dei soldi o del successo immediato, rivelandosi un esperimento riuscito di collettivismo fondato sull’appassionata ficaggine (a bassissimo tasso di autoironia) dei suoi membri.Miller è molto bravo nell’alternare aneddoti divertenti o dissacranti a interviste, a spiegazioni sul funzionamento del mercato editoriale, a riflessioni più ampie sullo statuto precario e scivoloso del fotogiornalismo tra arte e informazione.

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Se nutrite sentimenti di grande ammirazione nei confronti dei fotografi Magnum, l’indagine di Russell Miller (uscita nel 1999 e oggi edita in Italia) sui primi 50 anni dell’agenzia potrebbe incrinare la vostra visione romantica, restituendovi uno spaccato umano estremamente interessante nella sua strenua lotta contro la fallibilità.

Le dinamiche interne alla Magnum – tra scazzi violenti, ansia di leadership e sedute di autocoscienza – sono a metà tra quelle di una setta alla Scientology e un collettivo da centro sociale anni ’90, dove bisognava fare i conti sia con la propria integrità morale, sia “fare i conti” e basta, nel senso più prosaico. Eppure, se a quasi 70 anni dalla sua fondazione Magnum resiste al tempo e alla democratizzazione dei mezzi fotografici, è perché il suo prestigio sembra più appetibile dei soldi o del successo immediato, rivelandosi un esperimento riuscito di collettivismo fondato sull’appassionata ficaggine (a bassissimo tasso di autoironia) dei suoi membri.

Miller è molto bravo nell’alternare aneddoti divertenti o dissacranti a interviste, a spiegazioni sul funzionamento del mercato editoriale, a riflessioni più ampie sullo statuto precario e scivoloso del fotogiornalismo tra arte e informazione.