The Who, la recensione dell'edizione super deluxe di 'The Who Sell Out' | Rolling Stone Italia
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Riascoltate ‘The Who Sell Out’, è un piccolo capolavoro d’ironia rock

L'edizione super deluxe permette di ricostruire il folle contesto creativo da cui nacque il disco del 1967 pieno di bizzarri spot pubblicitari. Pete Townshend e soci non saranno mai più altrettanto spensierati

The Who

Foto: RB/Redferns

The Who Sell Out è la prima opera ironica nella storia del rock, un incontro benedetto fra arte alta e bassa camuffato da concept album che gira attorno a un semplice tema: gli Who vogliono i tuoi soldi. Le canzoni sono legate fra di loro da finti spot pubblicitari di deodoranti e creme per l’acne. La band arrivò persino ad assoldare un’agenzia pubblicitaria per la copertina in cui Roger Daltrey è immerso in una vasca piena di fagioli Heinz.

Le canzoni erano decisamente eterogenee. C’erano l’inno I Can See for Miles, il pop-rock dal sapore sudamericano Mary Anne With the Shaky Hand, la mini opera rock psichedelica Rael che preparò il terreno per l’album successivo, Tommy. A tenerle assieme erano proprio gli spot, che hanno fatto di The Who Sell Out una delle uscite più importanti della band. Di per sé, il terzo album degli Who poteva infatti essere un’uscita minore, qualcosa da pubblicare in fretta prima della fine del 1967, l’anno di Sgt. Pepper’s. Il contesto in cui erano calati i pezzi ha salvato il disco e ora un ricco cofanetto super deluxe mostra il lavoro geniale che sta dietro all’album.

La struttura è quella tipica dei box set: due dischi con l’album in stereo e in mono con l’aggiunta di lati B; un terzo CD con le outtake; un quarto con le take scartate; un quinto con i demo di Pete Townshend. Messi assieme, i dischetti offrono uno sguardo complessivo del periodo in cui la band ha realizzato il disco, a partire dalle registrazioni effettuate negli Stati Uniti durante il tour con gli Herman’s Hermits. Nell’autobiografia Townshend descrive una scena avvenuta nel settembre 1967, quando il manager Chris Stamp propose di eliminare dal futuro album alcuni pezzi, fra cui le future hit I Can See for Miles e Mary Anne e brani effettivamente minori come come una cover banale di Summertime Blues, il lato B psichedelico di John Entwistle Someone’s Coming e Glittering Girl, un pezzo rock bello diretto che fa pensare ai Kinks più che agli Who. Alcuni di questi pezzi sono emersi negli anni scorsi come bonus track, ma il box set li colloca nel giusto contesto, facendoci capire che la band ha davvero corso il rischio di pubblicare un disco così così.

A poche tracce di distanza da Glittering Girl ci sono Coke After Coke e Things Go Better with Coke, due jingle pensati per il cinema scritti da Townshend su commissione, e lo spot per un prodotto non meglio identificato chiamato Great Shakes. Ci sono anche un paio di pubblicità progresso per l’American Cancer Society – sono Little Billy’s Doing Fine e il demo di Kids? Do You Want Kids, fatti con lo scopo di scoraggiare i ragazzi dal fumare – che mostrano il senso degli affari di Townshend, che fumava.

Il pezzo più spudoratamente commerciale di Townshend è Odorono. In principio sembra una ballata su una cantante che vuole a tutti i costi sfondare. Tenta di sedurre un dirigente discografico per ottenere un contratto, ma fallisce perché… pausa drammatica… puzza, un fatto che Townshend rivela nel finale: “Il suo deodorante l’ha mollata, doveva usare Odorono”. E così si scopre che la canzone in realtà non è che una pubblicità (il musicista, per la cronaca, si scusa nelle note di copertina perché la storia non fa una gran figura nell’epoca del #MeToo).

Le bonus track permettono di ricostruire la genesi del pezzo, dal demo chitarristico al prodotto finale. E così si capisce che questa creazione brillante di Townshend ha finito per influenzare la realizzazione di tutto il disco, spingendo lui e gli altri della band a registrare spot sempre più brevi, incisivi e sciocchi, con richiami a Radio Londra. Sono degli skit ante litterma, tipo quelli dei dischi rap di oggi.

Ci sono take alternative di Entwistle che canta di crema antibrufoli in Medac, Keith Moon che suona per la Premier, brevi spot per auto John Mason, ampli Sunn, corde Rotosound, persino per la loro etichetta discografica, la Track. «Ero sicuro che la Coca-Cola e gli altri brand ci avrebbero pagati perché li mettessimo in contatto coi nostri fan», scrive Townshend nelle note di copertina. «Si è poi scoperto che non era così». Nella outtake più interessante si sente Entwistle che costruisce l’arrangiamento per tromba di Heinz Baked Beans, con i suoi stupidi “what’s for tea?” e il banjo di Townshend, un’esperienza resa più affascinante dal sapere che la prima volta che i due avevano suonato assieme era stato proprio con una tromba e un banjo in un gruppo Dixieland. Quello spot li aveva riportati alle origini.

Ci sono anche momenti decisamente meno brillanti e tracce prive di qualunque visione. Tutti e quattro gli Who avevano contribuito alla scrittura dell’album precedente A Quick One, un’idea che hanno cercato di replicare prima che Townshend prendesse il comando. Nelle tracce bonus rifanno Shakin’ All Over, Entwistle sembra un cantante death metal ante litteram in Mr. Hyde e Daltrey interpreta Early Morning Cold Taxi (scritta insieme a un roadie) in perfetto stile British Invasion.

Fortunatamente ci sono anche pezzi brillanti. La band gioca con un brano di Townshend sulla reincarnazione dopo un incidente aereo chiamato Glow Girl il cui ritornello “It’s a girl, Mrs. Walker, it’s a girl” finirà in Tommy. La band reimmagina In the Hall of the Mountain King del compositore classico Edvard Grieg come uno strumentale rock, scherza con voci alla Monty Python tra una take e l’altra, rifà in stile Who due canzoni dei Rolling Stones, The Last Time e una Under My Thumb arrangiata in modo brillante, in un periodo cui i dischi del gruppo di Jagger e Richards erano vietati in Inghilterra.

Intanto, altri concept prendevano forma. Un CD chiamato The Road to Tommy raccoglie canzoni dell’epoca scartate da The Who Sell Out (tra cui Magic Bus). Ci sono pezzi su redenzione e guarigione, due temi importanti in Tommy. Faith in Something Bigger in stile Beach Boys, poi inclusa nella compilation Odds & Sods, potrebbe sembrare un pezzo rock cristiano per via del ritornello “dobbiamo avere fede in qualcosa di più grande”, non fosse per la mancanza di fede di Townshend che emerge nel bridge (“più impariamo, meno crediamo che sia vero”). Gli Who cominciano a mettere a fuoco gli elementi tipici della loro successiva avventura: ecco il basso di Entwistle, segno distintivo di Tommy, su Facts of Life, o la parte “It’s a girl” in Glow Girl. Erano tutte idee che giravano già ai tempi di The Who Sell Out e lo fanno sembrare ancora più straordinario.

Il demo per I Can See for Miles mostra come Townshend ha composto il pezzo, in cui accusa la sua ragazza di averlo tradito mentre era in tour (tacendo di quel che potrebbe avere fatto lui). Quando finalmente arriva l’inedita full version, quella che probabilmente è la più grande canzone di sempre degli Who suona ancora più selvaggia ed elettrica. Non tutti i pezzi erano altrettanti a fuoco all’inizio. La versione grezza di Mary Anne With the Shaky Hand, sulla sera in cui Townshend si è innamorato di una ragazza che ballava «come se stesse cercando di scacciare le mosche», come spiegano le note di copertina, suona più caraibica che latina. Thinking of You All the While, prima stesura di Sunrise, ha una linea di basso alla Then He Kissed Me e una traccia vocale che ha qualcosa di indiano, ma che potrebbe essere interpretata da Ray Davies – siamo lontani insomma dalla ballata riflessiva e acustica contenuta nell’album finale. Il demo del singolo Pictures of Lily, una storia bizzarra su un padre che insegna al figlio a usare la masturbazione per prendere sonno, potrebbe essere migliore persino della versione completa con tutti gli Who, perlomeno in quanto a ironia.

Con tanto materiale fra cui scegliere – canzoni buone, mediocri, dimenticabili – i quattro musicisti assemblarono The Who Sell Out facendosi la fama di massimi esploratori musicali della loro generazione. Fu un atto di disperazione, ma li ripagò con idee creative, anche se non remunerative quanto speravano. Il disco aprì la strada a quel che sarebbe avvenuto, dato che la Underture di Tommy cita il finale di Rael e I Can See for Miles anticipa il rock da stadio di Who’s Next. E però The Who Sell Out non somiglia a quei due dischi. Era divertente e spensierato, lontano dall’idea di arte seria che la band abbraccerà in seguito. D’altronde, è difficile posare da intellettuale quando sei immerso in una vasca piena di fagioli.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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