Resident Evil 4 (Switch) – Recensione | Rolling Stone Italia
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Resident Evil 4 (Switch) – Recensione

Terzo titolo del trittico “da paura” per Nintendo Switch. La Umbrella è stata sconfitta ma gli incubi dell’agente Leon Kennedy non sono finiti

Il sistema di mira di richiede precisione, non semplice da ottenere con i micro-dorsali dei JoyCon.

Li chiamavano Capcom Five, i Fantastici Cinque. Non erano un gruppo rock e neanche un team di supereroi. Erano i cinque giochi che nel Novembre del 2002 Capcom annunciò come esclusiva per Nintendo GameCube. Rispondevano ai titoli Viewtiful Joe, P.N.03, Dead Phoenix, Killer 7 e Resident Evil 4. Alcuni vi sono sicuramente noti, altri meno… indovinate un po’ di quale parleremo ora? Resident Evil 4 è figlio della rinascita della saga iniziata con il remake del primo capitolo e proseguita con il controverso capitolo Zero. Al timone troviamo ancora una volta il creatore storico della saga, Shinji Mikami, che per questo nuovo capitolo ha però voluto staccarsi totalmente da quanto fatto prima.

Il primo prototipo di Resident Evil 4 era diverso e vedeva Leon aggirarsi in una casa infestata.

Ciao ciao Umbrella

L’interminabile faida che vedeva contrapposti la S.T.A.R.S. e la multinazionale farmaceutica Umbrella Corporation è ormai morta e sepolta. Per Resident Evil 4 Mikami voleva azione e una trama diversa, da film hollywoodiano. La ricetta per il successo passa per un cambio di setting, stavolta si va in Spagna, abbinato alla presenza di un personaggio assai popolare come Leon Kennedy, co-protagonista di Resident Evil 2. Non è più un poliziotto. Ora lavora per un’agenzia che deve recuperare Ashley, la figlia del Presidente degli Stati Uniti, rapita da un gruppo di fanatici terroristi. Una missione standard? Ovviamente no. Spariscono gli zombie, troppo lenti e stupidi per i giocatori moderni dell’epoca. Vengono sostituiti da esseri aggressivi e assai intelligenti, trasformati in mostri grazie a parassiti conosciuti come Las Plagas, praticamente l’evoluzione del vetusto T-Virus. Dietro a questo simpatico siparietto di mostruosità varie si nasconde una setta, si fanno chiamare Los Illuminados. Rispetto ai precedenti Resident Evil questo quarto capitolo adotta una grafica totalmente 3D ed un’inquadratura da dietro le spalle del protagonista che verrà poi ripresa nei titoli successivi. Tutto è molto più dinamico e per la prima volta entra in gioco anche un pizzico di strategia, utile a non sprecare preziose risorse. Sparisce invece buona parte degli elementi survival che avrebbero forse appesantito la nuova formula, ma il ritmo di gioco è molto più alto.

Le texture sparate su un 48 pollici LED soffrono un po’, ma in modalità portatile è una gioia per gli occhi.

È sempre un piacere, ma…

Dei tre titoli riproposti su Switch, Resident Evil 4 è sicuramente quello che si è mantenuto meglio. Il cambio di direzione impresso da Mikami ha tolto la ruggine accumulata sugli ingranaggi che muovevano da ormai troppo tempo il baraccone Resident Evil. La dinamicità dell’azione abbinata ad una trama finalmente diversa (ma sempre da film horror di serie B) hanno decretato il successo di questo capitolo che ancora oggi rimane uno dei più apprezzati. Se fate un giro in rete troverete ancora una miriade di speed-runners che si cimentano in questa avventura, riuscendo a finirla in poco più di due ore. Un giocatore normale ne impiegherà almeno 12 per portarla a termine e poterlo fare su una console ibrida come il Switch è un sogno che si realizza. Se in modalità docked il comparto grafico mostra il fianco all’età avanzata, lo schermo portatile della console Nintendo nasconde le rughe e ci restituisce un’esperienza notevole in tutti i sensi. Rimane purtroppo la scomodità dei sottili tasti dorsali dei due Joycon, frequentemente sollecitati sia in questo che negli altri capitoli della saga appena usciti su Switch.

Il titolo è invecchiato molto bene, sia sotto il profilo del gameplay che sotto quello tecnico.

Te voy a matar

Fatta eccezione per la possibilità di giocare questo spettacolare titolo in modalità portatile, questa versione Switch non propone alcuna novità di rilievo. È lo stesso titolo che negli ultimi 8 anni abbiamo giocato sulle ultime due generazioni di console Sony e Microsoft. Include tutti i contenuti precedentemente pubblicati, tra cui la mini-avventura aggiuntiva Separate Ways, che rende giocabili gli spostamenti di una certa protagonista femminile apparsa varie volte nell’avventura principale. Non manca la divertente modalità Mercenari che spruzza un po’ di anima arcade nel cesto delle vivande e una manciata di costumi sbloccabili. Insomma, il pacchetto è succulento, ma come per gli altri due componenti del trittico vale il discorso del rapporto qualità/prezzo: 30 euro sono troppi per un gioco che quest’anno soffia su ben 14 candeline? Se per un qualsiasi motivo lo avete mancato nelle sue precedenti (e numerose) uscite, probabilmente no.

Produttore: Capcom

Distributore: Nintendo

Lo puoi giocare su: Switch