‘Redcar’ di Christine and the Queens è l’inizio di qualcosa di speciale | Rolling Stone Italia
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‘Redcar’ di Christine and the Queens è l’inizio di qualcosa di speciale

L'artista e performer francese espone la sua ricerca identitaria e amorosa in un concept album, anzi, una vera opera pop. In attesa del lieto fine

Christine and The Queens

Foto: Pierre-Ange Carlotti

Chris, il volto di Christine and the Queens, ha passato gran parte della vita alla ricerca di cose semplici, tentando di identificare la propria sessualità e il proprio genere e inseguendo la più basilare delle emozioni: l’amore. Sfortunatamente per Chris, struggersi è la cosa che gli riesce meglio e quella sensazione di ansia è l’ingrediente che rende la sua musica così stimolante.

Due anni fa, Chris ha catturato l’essenza della solitudine del lockdown in People, I’ve Been Sad, una preghiera, una richiesta di contatto umano con un ritornello commovente. Un paio d’anni prima, ha rifiutato i ruoli di genere (e, forse, il concetto di genere in toto) rispondendo alla domanda di alcune persone che non lo capivano (“Chi cazzo sei tu?”) nell’orecchiabilissima Girlfriend. E uno dei suoi primi grandi successi in patria (la Francia), Tilted, parlava semplicemente di accettare la propria stranezza. L’amore e la comprensione sono da sempre al centro dei suoi desideri, anche se sembrano irraggiungibili. La sua passione, poco a poco, gli ha fatto raggiungere la fama internazionale, tanto che recentemente è stato ospite in un paio di singoli di Charli XCX.

Nella sua ultima uscita, la prima parte di una pop opera avantgarde che chiama Redcar les adorables étoiles, si strugge per amore, sesso e accettazione su un tappeto di arrangiamenti pop minimali. Ma, come spesso accade con Christine and the Queens, la faccenda è tutt’altro che semplice. Ha pianificato degli spettacoli di arte performativa a Londra e Parigi per lanciare l’uscita dell’album e il suo video per La chanson du chevalier, brano tratto dall’album, lo vede nei panni di un marinaio che balla intorno a una scultura di Rodin. Questa grandiosità è alla base del fascino del progetto. Come ha scritto Roland Barthes in Frammenti di un discorso amoroso (un libro a cui a tratti sembrano ispirati i testi di Redcar), l’amore è tutto tranne che una cosa facile.

Nei panni di Redcar, un nuovo personaggio ispirato alla felicità che Chris provava durante il lockdown nel vedere passare le auto di colore rosso mentre guardava fuori di casa, si spoglia del suo passato. Si veste come Serge Gainsbourg e scrive testi (solitamente in francese) che a volte sono perversi come quelli di Gainsbourg. Il disco mantiene tutte le caratteristiche principali dei precedenti lavori di Christine and the Queens (i synth new wave, i riff muscolari di basso e, ovviamente, il cantato sospirato e tagliente di Chris), ma stavolta la musica si spinge verso territori più progressivi, con l’aggiunta di alcuni episodi pronti per il dancefloor.

Nonostante la complessità della musica, come accade nella maggior parte delle opere la storia è piuttosto lineare: Redcar vive un momento alla Orlando furioso mutando in forma maschile (Ma bien aimée bye bye), si trova a desiderare uomini bellissimi (Tu sais ce qu’Il me faut), prega sua mamma in cielo (Les étoiles), disquisisce d’amore come Barthes (Rien dire), si interroga sul significato del tempo e su quanto ci voglia per trovar l’amore (Looking for Love, Combien de temps) e trova un significato profondo dentro di sé (Je te vois enfin, Angelus).

L’album non ha neppure lontanamente l’appeal pop immediato dei dischi precedenti, visto che molta della musica suona contemplativa (dopotutto è un’opera, anche se musicalmente siamo vicini al manistream), ma quando Chris si abbandona sul beat evoca ancora la sua grandezza pop. Looking for Love, in cui canta “Cerco l’amore che abbia un significato, non mollare mai”, potrebbe essere una hit anche indipendentemente dalla storia di Redcar. E poi ci sono richiami ai synth P-funk alla Bernie Worrell in La clairefontaine, l’R&B di Prince in My Birdman e la solitudine in stile Q Lazzarus nella paradossalmente calma Je te vois enfin.

La traccia più sorprendente, Combien de temps, dura quasi nove minuti e ha una base reggae/new wave (che riporta un po’ alla mente Broken English di Marianne Faithfull, Have a Cigar dei Pink Floyd e le raccolte di Adrian Sherwood) su cui Chris si chiede quanto tempo dovrà aspettare prima di trovare l’amore. “Mi sentivo perduto prima di capire che stavi sorridendo”, canta (in francese), “fra le onde, vicino alla barca che succhia il cazzo al mattino presto”. La canzone è sexy e scioccante, non tanto per il testo, ma per il modo in cui Chris si espone e si rende vulnerabile.

Redcar è l’inizio di un nuovo viaggio per Chris e questo album è solo il prologo. È il ritratto rivelatore di una creatura completamente nuova, in cerca d’amore. Molti pezzi di Redcar pongono grandi interrogativi più di quanto non diano grandi risposte, ma ascoltare Chris che tenta di capire se stesso costituisce metà del divertimento. Potrebbe anche non trovare mai l’amore a cui anela, ma ascoltare il modo in cui si strugge fa pensare che, alla fine, tutto andrà bene.

Tradotto da Rolling Stone US.

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