Rolling Stone Italia

Quello di ‘Sense8’ non è un finale perfetto, ma è un finale perfetto per ‘Sense8’

Due ore e mezza sono troppe e nello stesso tempo troppo poche.
3.5 / 5

C’è una sequenza nel finale di Sense8 che racchiude TUTTO (in realtà più di una, ma questa possiamo raccontarvela senza spoiler): metà della cerchia è sul treno direzione Napoli, l’altra su un’auto sportiva decappottabile. Dal cellulare di Riley parte I Feel you dei Depeche Mode. Lei ha le cuffie ma prima Sun, poi Lito e alla fine l’intero gruppo sentono la sua musica, accompagnata, ça va sans dire, da quel montaggio breathtaking a cui la serie ci ha abituato fin dal primissimo episodio. Magia, connessione, empatia, pura arte del cinema, perché Sense8, come e più di altre serie tv, è questo: cinema.

Amor Vincit Omnia potrà non essere il finale più risolto di sempre ma senza dubbio è TUTTO quello che i fan avrebbero potuto desiderare. E questo è ciò che conta, soprattutto considerando il ruolo che i sostenitori hanno avuto nell’effettiva realizzazione del suo epilogo. Alla fine c’è persino una dedica ai fedelissimi della serie, ovvero quelli che la chiusura del cerchio se la sono meritata, prima scatenando una resistenza online contro per la cancellazione dello show nel bel mezzo del cliffhanger e poi raccogliendo firme su firme perché gli otto avessero il loro gran finale. Missione compiuta.

Due ore e mezza sono troppe e nello stesso tempo troppo poche: il risultato è tanta roba. La puntata sovrabbonda, è carica di storie, contenuti, emozioni, immagini. Comprensibilmente, perché Lana Wachowski ha avuto solo un episodio, anche se lungo, per concludere un arco narrativo destinato a durare cinque stagioni. È caotica, incasinata, a volte anche frettolosa e astratta al limite del poco comprensibile, ma sempre visivamente sorprendente. Merito soprattutto della fotografia, tra le migliori su piazza, e di quello che è stato da subito il plus di Sense8 e insieme la sua rovina: niente CGI, ogni scena è girata in location. Il che da vita a riprese spettacolari ma anche a costi insostenibili di produzione in giro per il mondo. Per questo al centro del finale ci sono due città soltanto sì, ma ad altissimo potenziale cinematografico: Parigi e Napoli.

Ci sono volute 24 puntate per riunire fisicamente nella stessa stanza almeno sette degli otto sensate: li ritroviamo in un lussuoso appartamento parigino, dove stanno mettendo in atto un piano per salvare l’ottavo, Wolfgang, grazie a uno scambio con il villain Whispers. Non vi diremo se ci riusciranno e nemmeno se avranno la meglio sul progetto zombie degli antagonisti, ma vi anticipiamo che ci saranno un accenno alla mitologia dell’homo sensorium, una morte, un matrimonio alla Tour Eiffel (where else?), un triangolo amoroso che si risolve in un triangolo e, ovviamente, un’orgia girata, montata e musicata benissimo. Alcune vicende personali dei protagonisti, come la guerra di Sun con il fratello o il futuro in politica di Capheus vengono risolti fuori dallo schermo. E va bene così.

Per una volta in tv tutti, ma proprio TUTTI i personaggi hanno il loro lieto fine, che noi ormai, da George R.R. Martin in poi, non ci eravamo più abituati. Ma è chiaro che questa puntata in ogni singolo fotogramma è un regalo per i fan. Quello di Sense8 non è certo un finale perfetto, ma è il finale perfetto per Sense8.

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