'Prendimi!', la recensione | Rolling Stone Italia
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‘Prendimi!’ e quella confusione perfetta per l’estate

Niente di memorabile, più un incrocio tra 'Dodgeball' e 'Game Night'. Ma va bene così, non c'è niente di male nel godersi un grande cast che si scatena

Benvenuti a un party estivo vietato ai minori… con la tenuta di un palloncino a elio. È un viaggio, almeno fino a quando il gas esilarante non svanisce. Basata su una storia vera, la commedia segue dei bambinoni quarantenni che si incontrano un mese all’anno per sfidarsi nel gioco che li ossessiona dalla prima elementare: Prendimi!.

È una competizione che rivela il bisogno maschile di gareggiare per esprimere una fratellanza difficile da verbalizzare – affrontare fisicamente l’un l’altro lascia pochi lividi emotivi. C’è un sottotesto, ma non vi preoccupate: raramente il film costringe a cercare un significato nel marshmallow cinematografico.

Sono gli attori che fanno gran parte del lavoro e il loro spirito è contagioso. L’obiettivo di Jon Hamm, Ed Helms, Hannibal Buress e Jake Johnson è il quinto giocatore, Jerry (Jeremy Renner), un guru del fitness che non è mai stato “preso” da quando tutto è iniziato, più di trent’anni prima.

Prendimi! è confuso, con gag troppo imprevedibili per essere coerenti con qualcosa di memorabile. Ma l’atmosfera di festa – come se Dodgeball si accoppiasse con Game Night – potrebbe essere quello che cercate in una calda notte estiva. Non c’è niente di negativo nel vedere scatenarsi degli interpreti così.

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