Far Cry 5: leggi la recensione del nuovo videogame della saga creata da Ubisoft | Rolling Stone Italia
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Prega, odia, spara

I videogame parlano della realtà. Almeno, è la nostra impressione davanti al nuovo “Far Cry”, dove il nemico è un culto religioso e neofascista ispirato a Charles Manson. Impegno o marketing? Di sicuro ci si diverte

Cinque, come gli studi di sviluppo che ci hanno lavorato (in primis Ubisoft Montreal, coadiuvata dagli uffici di Kiev, Toronto, Shangai e Ubisoft Reflections). Cinque, come gli anni che lo separano da quel Blood Dragon che è riconosciuto come il più sperimentale, pazzo e divertente titolo della serie. Cinque, come il quinto episodio ufficiale della serie Far Cry (ci sarebbe anche Primal, ma le vendite penose hanno indotto Ubisoft a cercare di farcelo dimenticare). I tratti distintivi ci sono tutti: un mondo open world esplorabile in libertà, un arsenale piuttosto corposo e un gameplay tutto sommato semplice, basato sul concetto più caro alla razza umana. La sopravvivenza.

Cambia radicalmente, come da tradizione, l’ambientazione. Ci spostiamo nell’immaginaria contea di Hope, nel Montana, dove si sta diffondendo la setta Eden’s Gate, capeggiata dal predicatore Joseph Seed. Quello che a prima vista appare come un culto pacifico e innocuo, si rivela mano a mano come un movimento spietato che tenta di convertire con la violenza tutti gli abitanti della contea. Così, ecco che vengono a formarsi due fazioni: gli adepti, volenti o nolenti, di Eden’s Gate, e gli ultimi abitanti rimasti a lottare contro l’orda di fanatici capeggiati da Seed. A rinfoltire le schiere dei secondi, arriva un vicesceriffo che fa parte di una task force inviata a Hope per arrestare Seed. Non esattamente il più semplice degli obiettivi, tant’è che toccherà arrivare alla fine del gioco per cercare di riuscirci. Per la prima volta, il lato oscuro di un episodio di Far Cry è circoscritto e terribilmente reale. Nessuna rivoluzione, nessuna guerra di ideali: solo un pazzo, i suoi adepti, una sete di sangue patologica e tu che devi tenere la pelle attaccata alla carne fino ad avere ragione del tuo avversario, con un contorno che pesca a piene mani da fatti di cronaca, in primis dalla vicenda di Charles Manson.

Solo questo, da solo, rende Far Cry 5 un capitolo a sé, che forse non sperimenta soluzioni di gioco innovative, ma sa calare il giocatore nella trama come la serie non era mai riuscita a fare in precedenza. Se fai spallucce davanti a queste parole, perché a te Far Cry non è mai piaciuto, sappi che alla sceneggiatura ha lavorato Drew Holmes, a cui dobbiamo le dense e inquietanti atmosfere di un certo BioShock Infinite. Alla regia, in qualità di director, del resto, c’è quel Dan Hay che mise le mani, guarda il caso, proprio su Far Cry 3 e Far Cry 3: Blood Dragon, da molti considerati i migliori della serie.

Dal punto di vista tecnico si tratta, invece, del solito Far Cry. Un gioco, quindi, che punta alla maestosità degli ambienti esterni, molto suggestivi grazie ai panorami del Montana che vengono offerti, ma che perde un po’ il fiato quando si tratta di mostrare personaggi e relative animazioni. In questo senso, il motore Dunia Engine, derivato del CryEngine, si dimostra forse un po’ antiquato e incapace di sparare dettagli, com’era lecito attendersi. Non che Far Cry, per carità, sia mai stata una serie famosa per la tecnica. Ubisoft, del resto, ha pensato a rimpolpare aspetti molto più importanti, scrittura a parte. Per esempio, il protagonista non è predefinito, ma può essere creato e personalizzato quasi come fossimo davanti a un gioco di ruolo. E poi c’è il discorso legato all’intelligenza artificiale.

Per la prima volta nella serie non si ha a che fare con un singolo antagonista, ma con suoi epigoni che insegnano a conoscerlo prima ancora dell’incontro finale. Una curva di apprendimento calibrata in modo così sottile che si viene catturati dalle meccaniche di gioco senza possibilità di abbandonare fino alla fine quello che rischia di essere il Far Cry più riuscito di sempre. Di sicuro, al momento, è il più chiacchierato: riferimenti a fanatismo religioso e sette hanno alimentato critiche e petizioni. Viene il dubbio che gli sviluppatori le abbiano un po’ cercate. Ma è un mondo difficile, qualche mossa borderline ci sta.