Paul Weller, la recensione di 'True Meanings' | Rolling Stone Italia
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Paul Weller, un disco acustico e una dedica a Bowie

«L'unica cosa che so è che non smetterò mai di scrivere canzoni», Weller festeggia 60 anni con un disco acustico, intimo, e una dedica a Bowie

Un anno fa, quando è uscito l’album A Kind Revolution, pensando al traguardo dei 60 anni (li ha compiuti il 25 maggio), Paul Weller ha detto: «Come li festeggerò? Con un altro disco».

“The Changingman”, come si definiva nel primo pezzo di Stanley Road, il suo capolavoro del 1995, si è fatto guidare da un senso di urgenza, dal desiderio di marcare il passaggio del tempo. Il monumento Paul Weller, enigmatico, agitato da un’energia ansiosa, è un uomo in cerca di risposte, da se stesso come artista simbolo di un’idea progressista della musica, dalla sua ispirazione e dal suo ruolo nella Storia della musica britannica: «Tutto inizia e finisce con i Beatles», ha detto spiegando la sua ossessione verso la purezza e la qualità.

Per dare forma alla visione di sé a 60 anni, Weller ha scelto un album acustico, profondo e malinconico: inizia con The Soul Searchers con un tappeto di archi e organo, poi abbassa il volume alzando il livello emotivo e scivola via con 14 riflessioni intime sul senso della vita, chiuso nei suoi pensieri eleganti in una sequenza infinita di melodie e giri di acustica, moderno e iconico in equilibrio perfetto tra blue eyed soul, folk urbano e caldo blues.

Un disco in cui sembra suonare per se stesso, concentrato sulla musica come ideale supremo. «Devi essere convinto di ogni cosa che fai», ha detto. «È il mio motore creativo e anche quello che mi ha impedito di diventare una superstar». In True Meanings c’è anche un pezzo, Bowie (nome del suo settimo figlio, il gemello si chiama John Paul) in cui rende omaggio al Duca Bianco – leggendaria la battuta di Bowie nel 2008: «Grazie dei complimenti, Paul, ora posso riavere il mio taglio di capelli?» – e dimostra di essere suo erede naturale nell’indicare nel cambiamento l’essenza della creatività. “Moving and learning”, come recita il credo dei Mod. Paul Weller è tornato in versione acustica, ma probabilmente sta già guardando avanti: «Perché l’unica cosa che so», ha detto, «è che non smetterò mai di scrivere canzoni».

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