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Parlaci d’amore Sam Smith

In 'Love Goes' la pop star britannica si muove nel suo territorio e canta tutte le fasi della fine di una relazione. Ottimo se avete ancora qualche lacrima da versare per l'ex (a patto che siano le ultime)
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Sembra passata una vita dagli esordi di Sam Smith, da quando la sua voce era “solo” quella perfetta per i featuring sui brani di Disclosure o Naughty Boy. Otto anni per la precisione, che non saranno tantissimi, ma sono abbastanza per tirare le somme. Otto anni in cui Sam Smith ha saputo distaccarsi dall’immaginario del ragazzino di talento per iniziare a raccontare se stesso in maniera più genuina, a evolvere, a conoscersi e a farsi conoscere. Lo ha fatto tramite le canzoni, sì, ma anche sui social, nei video, nelle interviste. Fino all’annuncio, qualche mese fa, di voler cambiare il proprio pronome in them/they, che sono neutri, affinché non debba più essere etichettato come “lui”: «Dopo una vita passata a combattere ho deciso di abbracciarmi per quello che sono, dentro e fuori. Capisco che molti faranno errori, ma tutto ciò che chiedo è di provarci, per favore. Spero possiate vedermi come mi vedo io. Grazie».

E la nuova tappa di questo percorso è Love Goes, un disco che arriva a tre anni da The Thrill of It All, e che ha subìto qualche rallentamento negli scorsi mesi. Pare che all’inizio dovesse chiamarsi To Die For, ma poi il titolo è virato su qualcosa di più pandemic friendly. Detto ciò, Love Goes, come dice il titolo, racconta di questa nuova fase e in particolare di quanto l’amore vada e venga, ma soprattutto vada.

Si parte con Young, pezzo a cappella in cui Smith canta: «Voglio solo essere giovane, uscire, bere, baciare cento ragazzi. Ma non posso, perché mi giudicano». Un viaggio nel tempo a quando aveva vent’anni, dopo la pubblicazione di In the Lonely Hour, quando non si sentiva libero di fare quello che voleva. Ma le cose cambiano, e in Love Goes si parla tantissimo di come l’amore possa lasciarci soli, vuoti, stanchi, affrontando tutte le fasi che seguono una rottura. Come in Another One, forse un po’ canzone manifesto, in cui Smith canta: «Congratulations, you found the one, I think I can finally face that, I’m not the one, never was the one». O For the Lover That I Lost e Breaking Hearts, in cui dice: «Why’d I let you in my heart? Cause now it’s busy breaking». Ottima domanda.

In Love Goes Smith si muove nel suo territorio, e ci troviamo quindi di fronte a una serie di midtempo e ballad in cui può fare mostra delle sue qualità vocali. Come la title track, appunto. C’è qualche eccezione, tipo Dace Till You Love Someone Else, in cui sopra una produzione house racconta di come solo una nuova storia possa far dimenticare del tutto quella passata; My Oasis feat. Burna Boy o Kids Again, in cui, accompagnato da una chitarrina country-rock, ci ricorda che no, non saremo mai più bambini di nuovo. Spiace per chi ci sperava:

Alla produzione i migliori su queste cose: Max Martin, Shellback, Amy Allen, Ryan Tedder. Ne deriva una serie di canzoni che faranno la gioia dei fan. Se si arriva in fondo, alle bonus track, c’è spazio pure per i singoli usciti in questi due anni. C’è quel gioellino Dancing with a Stranger con Normani, ma c’è pure I’m Ready con Demi Lovato, in cui tra glitter e passi di danza si dichiarava definitivamente pronto a innamorarsi di nuovo. Perché le relazioni fanno stare di merda, ma a una certa bisognerà pure andare avanti. D’altronde, that’s how love goes.

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