Ori and the Will of the Wisps, la recensione | Rolling Stone Italia
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Ori and the Will of the Wisps, la recensione

L’avventura platform di Moon Studios torna con una grafica pazzesca, poche novità e qualche indizio sul futuro della famiglia Xbox

Già dalla prima schermata si capisce che Moon Studios ha curato in maniera particolare l’aspetto grafico.

Un grosso merito che va riconosciuto ai ragazzi di Moon Studios, gli autori di entrambi i capitoli di Ori, è quello di imbroccare sempre alla perfezione la finestra di uscita per i loro giochi. Se nel 2015 il pur piccolo Ori and te Blind Forest riuscì a ritagliarsi spazio e attenzioni sfruttando la latitanza di titoloni nelle prime fasi della next-gen, oggi il suo seguito Ori and the Will of the Wisps riesce a ravvivare, almeno in parte, la situazione di stanca che conduce verso la fine della generazione. Quel che è cambiato però in questi lunghi cinque anni è il livello d’attenzione intorno a questa esclusiva Microsoft, che all’epoca figurava in tutte le liste dei titoli più attesi, mentre oggi esordisce un po’ in sordina.

La trama con protagonisti animali antropomorfi è un po’ confusionaria: più in generale Ori and the Will of the Wisps fa spesso fatica a spiegarsi in modo chiaro.

Ori si è rifatto il trucco

Benché preceduto da un hype sensibilmente più contenuto, Ori and the Will of the Wisps ci mette poco a pretendere l’attenzione del giocatore. Lo fa con un ceffone grafico potente, un manrovescio in pieno volto che arriva già alla prima schermata di gioco. Lo stile è sempre lo stesso, quel 2D animato e colorato da commuovere per quanto è bello: per intenderci, Rayman Legends, ma all’ennesima potenza. E questa volta Moon Studios non è andata per il sottile. Perché già con Blind Forest si erano viste cose notevoli, ma Ori and the Will of the Wisps è su un altro livello, e lo lascia intendere subito con un incipit pazzesco che sfoggia effetti di luce per nulla scontati in produzioni di questo tipo. D’altra parte, lo studio fondato dall’ ex visual artist di Blizzard Thomas Mahler, insieme a un gruppo di talenti proventi sia dal mondo dei videgiochi che da quello dell’animazione tradizionale, nasce proprio con questo obiettivo. Non si tratta però di uno sfoggio fine a se stesso. L’illuminazione scalda o raffredda la scena, mentre l’ispirazione artistica dietro il design di personaggi e luoghi supporta una trama fiabesca, che si rifà ai classici Disney per impostazione, senza celare per altro ispirazioni più ampie, che spaziano dagli anime al cinema anni ’80. La fluidità delle animazioni, invece è totalmente al servizio della declinazione tecnica che lo studio vuole imporre al suo gioco.

Il salto ha guadagnato in precisione e l’intero impianto di gioco ne trae giovamento.

L’importante non è la meta, ma il salto

Usando un termine tecnico, Ori and the Will and the Whisp è un metroidvania, ovvero uno di quei giochi che si ispirano alla formula di Metroid. Tradotto: l’area di gioco è cosparsa di zone all’inizio inaccessibili, che si possono raggiungere solo dopo aver ottenuto il giusto oggetto, o la giusta abilità. Già il primo Ori prendeva questa meccanica e la raffinava attraverso una mappa disegnata al millimetro, in cui non è sufficiente sapere cosa fare, ma anche come farlo. Le abilità, ora acquistabili grazie a personaggi sparsi nell’area di gioco, devono poi essere eseguite col giusto tempismo e una coordinazione occhio/mano per nulla banale. Un mix così ben riuscito nel primo capitolo, che nemmeno Moon Studios è riuscito a migliorarsi. Ed è proprio qui che Ori e the Will of the Wisp mostra il fianco, rivelandosi come una buona riproposizione di un’idea già vista. Certo ci sono nuovi attacchi, nuovi nemici, e una diversa gestione di abilità e salvataggi, ma resta anche quel senso di confusione che già attanagliava il primo capitolo. Insomma, è difficile non farsi cogliere da un forte senso di dejà vu che smorza l’entusiasmo dopo una manciata d’ore. Certo si gioca bene, soprattutto per la maggior precisione dei salti, e chi non ha mai provato Ori and the Blind Forest finirà a cercare la mascella sotto al divano. Per chi è al secondo giro, invece, lo stupore rimarrà un piacevole ricordo.

La mappa è un dedalo di cunicoli e spesso sapere dove andare è solo il primo passo, poi vengono le decine di tentativi per imbroccare al millimetro il doppio salto necessario.

Una finestra sul domani

C’è un altro aspetto per cui Ori and the Will of the Wisps si rivela incredibilmente interessante ed è il suo slancio verso il futuro. Ok, messa così sembra uno slogan da partito al 3%, ci spieghiamo meglio. Da tempo ci si domanda come verrà gestita nei prossimi mesi e anni la transizione tra diverse console della stessa famiglia Microsoft e Ori sembrerebbe rappresentare la risposta tanto attesa. Se giocato su una versione base di Xbox One, invece che su una Xbox One X come raccomandato dal comunicato che accompagnava il codice di gioco, il titolo di Moon Studios sorprende con freeze durante i momenti di caricamento e alcuni sfondi stranamente pixelati. Un primo evidente segnale del fatto che la One liscia sta per diventare l’equivalente di un PC dai requisiti minimi nell’ecosistema di gioco targato Microsoft. Il team di sviluppo, comunque, ha quasi pronto un aggiornamento che sistemerà tutto. 

Acquistate Ori and the Will of the Wisps se …

1. Non avete provato il primo capitolo

2. La precisione del salto è uno stile di vita

3. Avete Xbox One X

Non giocate a Ori and the Will of the Wisps se…

1. Avete una Xbox One liscia e odiate i freeze

2. Siete in cerca di novità

3. Non amate la confusione

 

Produttore: Moon Studios

Distributore: Microsoft

Lo puoi giocare su: Xbox One, PC