Neanche gli zigomi di Angelina Jolie salveranno 'Maleficent 2' | Rolling Stone Italia
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Neanche gli zigomi di Angelina Jolie salveranno ‘Maleficent 2’

È spassoso – per circa un minuto – guardare la sfida tra Angelina e Michelle Pfeiffer, ma per il resto chi avrà il coraggio di guardare questo film si sentirà come se qualcuno l'avesse sepolto vivo per due ore

Se si parla di un film come un prodotto commerciale e non come un’opera d’arte, Maleficent: Signora del Male è un esempio perfetto. Questo sequel incomprensibile del live-action del 2014 è un esercizio complicato e monotono dai colori vivaci, che soffoca su sceneggiatura ripetitiva, regia amatoriale, performance (strapagate) mediocri ed effetti digitali senza anima. I bambini sotto i cinque anni (anzi, mesi) potrebbero anche bersi la storia, ma gli spettatori coscienti riconoscono una truffa quando ne stanno guardando una.

Angelina Jolie è tornata a vestire i panni dark della protagonista con un’interpretazione che è al 90% gelida. Ma in che senso Malefica è la Signora del Male? Sì, sembra ancora feroce con le sue corna nere gli occhi da lupo e l’abbigliamento fetish in latex. Ma l’origin story del 2014 ha fatto di tutto per mostrarci come la cattiva con le zanne della Bella Addormentata fosse cambiata e avesse finito per volere bene ad Aurora, la bambina che aveva maledetto e poi cresciuto come sua. Ora Aurora è diventata una bellissima adolescente (impersonata senza slancio da Elle Fanning) che dice quello che pensa. Aurora è determinata a sposare il suo principe, Phillip (Harris Dickinson, il figaccione di Beach Rats), contro il volere della vendicativa madre di lui (Michelle Pfeiffer). Ed è pure spassoso – per circa un minuto – guardare Pfeiffer e Jolie in una sfida all’ultimo zigomo e all’ultimo sguardo assassino. Ma la trama… proprio no.

La sceneggiatrice Linda Woolverton ha assoldato altri due colleghi per provare a ravvivare questa noia, ma tutto ciò che hanno fatto è copiare Frozen e Wicked da Broadway senza catturare nemmeno un pizzico del divertimento. Come potrà piacere a un pubblico fatto di famiglie assistere alla guerra genocida della regina contro Malefica e le fate? Ma è probabile che non capiscano nemmeno cosa stia succedendo, vista la goffa messa in scena del regista norvegese Joachim Rønning, che ha co-diretto Kon-Tiki e Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar e qui sembra aver lasciato il lavoro pesante agli scenografi e ai costumisti. È triste vedere il grande Chiwetel Ejiofor (12 anni schiavo) intrappolato nel ruolo ingrato di un essere fatato – qual è il maschile di fata? – per impedire alla Regina di uccidere la sua specie dalle ali di pipistrello con una polvere rossa fatta di ferro, il metallo che mette fuori gioco queste creature magiche come fosse Kryptonite.

Dov’è Malefica in tutto questo? A differenza del pubblico che è condannato a stare seduto, di tanto in tanto scompare, tornando per una serie di falsi finali – ne ho contati almeno nove – che vi annoieranno al punto da perdere la forza di correre verso l’uscita. Ma c’è una parte di Maleficent: Signora del Male che è piena di vita: quando il film sarà finalmente finito, vi sembrerà di essere fuggiti dall’essere sepolti vivi per due ore.

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