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Murakami e il passato riflesso allo specchio

Arriva finalmente in Italia l'ultimo romanzo dello scrittore giapponese: un racconto in cui il tempo e la realtà sono illusioni sfocate e il ricordo uno specchio in cui ricercare il dolore
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Dopo quattro anni di silenzio e la censura di Hong Kong, dove è stato definito “materiale scabroso”, arriva in Italia il primo libro del nuovo romanzo di Murakami Haruki, L’assassinio del Commendatore. L’opera è divisa in due parti, la prima, Idee che affiorano, esce il 16 ottobre (la seconda Metafore che si trasformano, arriverà il 29 gennaio), ed è un omaggio a uno scrittore che per Murakami rappresenta un’idea fissa: Francis Scott Fitzgerald.

I protagonisti del libro, tanto sensuale quanto spirituale, sono un pittore ossessionato dall’arrivo dei 40, il suo padrone di casa, un famoso pittore malato di Alzheimer, e il vicino, un enigmatico, ricchissimo e melomane uomo dalla barba bianca. Tre uomini uniti dalla passione per l’arte, che hanno perso le loro donne e che provano a ritrovarle nei riflessi in cui si manifestano i loro ricordi.

Qualsiasi forma il passato assuma nel presente: la luce degli occhi di una donna che decide di sposarsi, una figura femminile da dipingere in un quadro, un’adolescente sconosciuta osservata di nascosto con un binocolo dalla villa di fronte. In un’intervista al New Yorker, lo scrittore giapponese ha detto che il compito della fiction è quello di analizzare le ferite emotive che rimangono per sempre, di delinearne i confini e di lavorare per farle guarire.

È una definizione delle storie che funzionano, e il filo conduttore di tutte le sue opere. Nella prima parte del suo 14esimo libro, Murakami scrive una nuova storia sul tempo e sulla memoria, giocando come in un caleidoscopio con reale e irreale, fenomeni e fantasmi, perché alla fine non importa cosa è vero e cosa no. L’importante è in cosa si crede, anche nella possibilità, tutta gatsbiana, di ripetere il passato.

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