Lynch/Zebrowski - Polish Night Music | Rolling Stone Italia
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Lynch/Zebrowski – Polish Night Music

Da tempo le attese per ogni progetto di David Lynch sono sempre lynchianamente iperboliche. Negli ultimi 10 anni, i suoi adoratori hanno sperato che una nuova trionfante conferma dell’astruso genio del Maestro arrivasse dalle collaborazioni con gli Interpol o i Duran Duran, dalla mostra fotografica Fetish, il ritorno a Twin Peaks o l’album Crazy Clown […]

Da tempo le attese per ogni progetto di David Lynch sono sempre lynchianamente iperboliche. Negli ultimi 10 anni, i suoi adoratori hanno sperato che una nuova trionfante conferma dell’astruso genio del Maestro arrivasse dalle collaborazioni con gli Interpol o i Duran Duran, dalla mostra fotografica Fetish, il ritorno a Twin Peaks o l’album Crazy Clown Time, pubblicato nel 2011. Nel mesto sgomento che ha fatto seguito a ciascuna di queste epifanie cariche di hype, era passata invece sotto silenzio la pubblicazione in edizione limitata, nel 2008, di un album con il pianista e compositore classico Marek Zebrowski, 63enne polacco già al suo fianco per le musiche dell’ultimo film Inland Empire (2005). Ebbene, che siate discepoli o meno, questo disco, ora ristampato in vinile, è l’articolo originale. Un distillato di pura angoscia sonora che potreste ascoltare, se ci è consentito citare i Residents, mentre siete in attesa di “morire nel terrore, urlando nella notte, sentendo la strisciante carnalità del panico mentre i capelli sulla testa diventano bianchi” (...ma naturalmente, se al momento siete occupati in tutt’altro, buon per voi).Polish Night Music crea atmosfere disturbanti, sordide e paurose, desolanti e maligne, che evocano luoghi dove qualcosa è andato molto, ma molto male. Non necessariamente in Polonia, naturalmente. I lunghi brani strumentali che lo costituiscono si basano sul contrasto tra le taglienti, gelide note di pianoforte di Zebrowski e il quasi indistinto sfondo di abissale cupezza tratteggiato dal regista al synth. Per quanto basti una minima dimestichezza con le tastiere per cogliere i due-tre trucchi ai quali Lynch ricorre per creare atmosfere inquietanti, l’insieme crea esattamente l’immaginario sinistrissimo che ci si aspetta da cotanto nome (molto più del quasi indifendibile album solista che ha fatto seguito a questo). Ascoltandolo, ogni momento della vostra vita e ogni paesaggio che attraversate vi sembreranno parte di un incubo. Che idea accattivante, vero?

Da tempo le attese per ogni progetto di David Lynch sono sempre lynchianamente iperboliche. Negli ultimi 10 anni, i suoi adoratori hanno sperato che una nuova trionfante conferma dell’astruso genio del Maestro arrivasse dalle collaborazioni con gli Interpol o i Duran Duran, dalla mostra fotografica Fetish, il ritorno a Twin Peaks o l’album Crazy Clown Time, pubblicato nel 2011. Nel mesto sgomento che ha fatto seguito a ciascuna di queste epifanie cariche di hype, era passata invece sotto silenzio la pubblicazione in edizione limitata, nel 2008, di un album con il pianista e compositore classico Marek Zebrowski, 63enne polacco già al suo fianco per le musiche dell’ultimo film Inland Empire (2005). Ebbene, che siate discepoli o meno, questo disco, ora ristampato in vinile, è l’articolo originale. Un distillato di pura angoscia sonora che potreste ascoltare, se ci è consentito citare i Residents, mentre siete in attesa di “morire nel terrore, urlando nella notte, sentendo la strisciante carnalità del panico mentre i capelli sulla testa diventano bianchi” (…ma naturalmente, se al momento siete occupati in tutt’altro, buon per voi).

Polish Night Music crea atmosfere disturbanti, sordide e paurose, desolanti e maligne, che evocano luoghi dove qualcosa è andato molto, ma molto male. Non necessariamente in Polonia, naturalmente. I lunghi brani strumentali che lo costituiscono si basano sul contrasto tra le taglienti, gelide note di pianoforte di Zebrowski e il quasi indistinto sfondo di abissale cupezza tratteggiato dal regista al synth. Per quanto basti una minima dimestichezza con le tastiere per cogliere i due-tre trucchi ai quali Lynch ricorre per creare atmosfere inquietanti, l’insieme crea esattamente l’immaginario sinistrissimo che ci si aspetta da cotanto nome (molto più del quasi indifendibile album solista che ha fatto seguito a questo). Ascoltandolo, ogni momento della vostra vita e ogni paesaggio che attraversate vi sembreranno parte di un incubo. Che idea accattivante, vero?

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