‘Lover’ è la liberazione di Taylor Swift | Rolling Stone Italia
Recensioni

‘Lover’ è la liberazione di Taylor Swift

Il settimo album della popstar è un trionfo di grandi sentimenti, atmosfere anni ’80 e orizzonti inesplorati, la maturità definitiva di un'artista che adesso può fare musica solo per se stessa

Taylor Swift

Foto: Valheria Rocha/TAS Rights Management

Nel momento in cui It’s Nice to Have a Friend apre il finale di Lover, Taylor Swift si avventura in un territorio inesplorato. Per prima cosa, questa è la 17esima canzone in scaletta, e nessuno degli album precedenti ne aveva più di 16. (Lover in realtà ne ha 18). Ma soprattutto, questo non è un brano che racconta di quanto sia difficile avere 16, 22 o 29 anni. Parla di una bambina che torna a casa da scuola durante una nevicata: “Lost my glove / You give me one / Wanna hang out? / Sounds Like Fun”. Non c’è beat, banjo, metafore o messaggi in codice. C’è, invece, una batteria destrutturata, fiati e voci misteriose – gli Animal Collective reinterpretati dai produttori del momento Louis Bell e Frank Dukes, co-autori del brano. Sembra la fine di 2001 Odissea nello spazio, quando un lungo viaggio verso l’esterno (e l’interno, naturalmente) dello spazio culmina con l’apparizione di un feto delle dimensioni di un pianeta. Per due minuti e mezzo la popstar dimentica tutti i cuori spezzati che hanno sempre definito la sua musica, e si rifugia in un nido di piccola bellezza.

Taylor Swift è sempre stata vulnerabile, certo. E, ovviamente, questa vulnerabilità è stata la sua forza. Dai tempi di Madonna, le popstar sono sempre state costrette a reinventarsi, così da nascondere l’età che avanzava – uno standard impossibile che ha messo in crisi artiste contemporanee a Swift come Lady Gaga e Katy Perry. Raccontando cosa provava quando le sue relazioni sono finite sui tabloid, però, Swift ha aperto uno spazio nuovo, uno spazio che ha permesso ad Ariana Grande di parlare di Sean, Pete e Malcolm (in Thank U, Next, per fare un esempio). Quando Swift si è data al pop, la sua non era una trasformazione ma piuttosto l’annessione di un nuovo territorio al suo impero. Se Ariana, Billie Eilish e altre riescono a essere così coraggiosamente loro stesse, il merito è in parte di Taylor Swift.

Lover, infatti, è un’evoluzione e non una rivoluzione. Ascoltandolo dà la sensazione di un’epifania: libero e quieto, non governato da concept o metafore, rappresenta Swift nel pieno di una libertà che si è conquistata con fatica. Scritto in collaborazione con Jack Antonoff, l’album è dominato da una versione aggiornata del suono del pop-rock anni ’80. Nel video che racconta il dietro le quinte delle registrazioni, Swift dice ad Antonoff che per la title track vuole “una chitarra dreamy, nostalgica, ma non ridicola”, e non c’è modo migliore per riassumere l’atmosfera di tutto il resto del disco.

Nella splendida Cruel Summer, scritta con Antonoff e Annie Clark (aka St. Vincent), racconta una semplice storia d’amore tormentato, e lo fa in tre minuti di puro piacere. Quando Canta “Out the window / I’m always waiting for you to be waiting below” sentirete tutti l’obbligo di pensare a John Cusack in Non per soldi… ma per amore.

Swift cambia le cornici delle sue storie a piacimento. Nel caso di Lover, però, si tratta quasi sempre di grandi sentimenti. False God è una perla in minore seducente come qualsiasi brano di The Weeknd, ma con un ritornello, beh, leggete da voi: “Religion’s on your lips / Even if it’s a false god / We’d still worship / We must just get away with it / The altar is my hips”. C’è anche spazio per un po’ di commento sociopolitico in Miss Americana and the Heartbreak Prince, una parodia della musica per teenager piena di “O! K!” registrati con una perfetta voce da cheerleader. Come Euphoria, lo show di HBO sulle assurdità dei liceali, la canzone è dark, melodrammatica e, contro tutte le aspettative, perfetta.

C’è anche tanto materiale per gli Swifties, gli hater e i blogger di tutto il pianeta. Leo si prende un proverbiale schiaffo in faccia con The Man, un’onesta dichiarazione contro i doppi standard, e London Boy, che racconta di quanto Taylor sia “invaghita” del fidanzato Joe Alwyn. Soon You’ll Get Better, registrata con Dixie Chicks, è una ballad fantastica, scritta per la madre di Swift, costretta a combattere contro una ricaduta del cancro. Qualunque cosa ci sia da scoprire in queste canzoni, la verità è che sono state scritte per una persona e una persona soltanto: Taylor Swift. Finalmente.

Altre notizie su:  Taylor Swift