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‘La ragazza della palude’ è un ‘Le pagine della nostra vita’ che non ce l’ha fatta

L’adattamento (prodotto da Reese Witherspoon) del bestseller di Delia Owens è un thriller-mélo scialbissimo. Che si salva solo per la buona performance della sempre più lanciata Daisy Edgar-Jones
1.5 / 5

L’adattamento su grande schermo di un bestseller; un mélo gotico ambientato nel profondo Sud degli Stati Uniti; il one-woman-show di una star della nuova generazione; una storia d’amore-barra-giallo-barra-legal thriller; il film che avrebbe potuto essere il nuovo Le pagine della nostra vita: sono tutti modi possibili per descrivere La ragazza della palude, trasposizione cinematografica, ora nelle sale, del romanzo omonimo di Delia Owens. Se siete tra i milioni di lettori del libro, sapete che cosa racconta. Nel 1969, viene rivenuto un corpo vicino a una torretta d’avvistamento a Barkley Cove, North Carolina. La vittima è caduta o è stata spinta dalla sommità della torre. Non ci sono impronte digitali né di scarpe sulla scena del crimine. Ma c’è un primo sospettato: una giovane donna di nome Kya che ha passato la maggior parte della sua vita in solitudine, in una capanna sulla palude. È considerata un’emarginata, nonché una minaccia per la comunità “perbene” che abita la cittadina più vicina. L’abito, però, non fa il monaco.

Quando un benevolo avvocato (David Strathairn) si va avanti per difenderla, sappiamo già chi è l’accusata, e tutto quello che le è successo prima. Quando aveva sette anni, all’inizio degli anni ’50, la piccola Kya Clark (interpretata da bambina da Jojo Regina) viveva letteralmente dentro un incubo. La sua famiglia versava in condizioni di estrema indigenza, e il padre (Garret Dillahunt) era un uomo violento che alzava spesso le mani su moglie e figli. Finché la madre di Kya non ha pensato di fuggire, seguita a ruota da tutti i suoi fratelli. Quando anche il padre l’ha lasciata sola, Kya si è ritrovata ad essere “la ragazza della palude”, appunto, e a dover contare solo sulle proprie forze. Soltanto una coppia afroamericana (Sterling Macer Jr. e Michael Hyatt) proprietaria di un negozio di alimentari ha cercato di aiutarla come poteva.

Arriviamo agli anni ’60, quando Kya ormai ragazza (Daisy Edgar-Jones) continua a vivere totalmente isolata dal mondo e a sostentarsi da sola. È ancora un paria della società, ma è anche un’artista di talento, specializzata in disegni della flora e della fauna che popolano le paludi del North Carolina; sa dirti tutto sugli uccelli autoctoni e parlare da esperta della vita subacquea di quella regione. Inoltre, ha saputo trasformare quella che una volta era una semplice baracca nella casa dei sogni di un interior designer. Un affascinante vicino di casa di nome Tate (Taylor John Smith) le insegna a leggere e scrivere, e la sprona a inviare i suoi disegni a una casa editrice. Ovviamente tra i due scoppia l’amore, e la ragazza è per la prima volta davvero felice. Seguono tramonti, romantiche scene acquatiche, e il solito campionario di sdolcinatezze – Le pagine della nostra vita non era mica citato a sproposito.

Ma Tate deve partire per il college, e quell’Eden è presto interrotto. A spezzare l’idillio ci si mette anche l’immancabile serpente, incarnato da Chase Andrews (Harris Dickinson). Ovvero il belloccio borghesissimo che sembra, all’apparenza, un bravo ragazzo, ma che si rivela aggressivo, se non pure lui facile ad abusi e violenze. Quando Tate torna in città, la situazione si complica. E allora, di colpo, ti ricordi perché Kya è in carcere, e anche del fatto che il cadavere che abbiamo visto all’inizio del film sembra piuttosto familiare…

Il melodramma è servito, e si capisce perché così tanta gente si è appassionata al libro. Ma se la regista Olivia Newman (Il primo match) e la sceneggiatrice Lucy Alibar (Re della terra selvaggia) mantengono tutti gli ingredienti del romanzo di partenza – violenza! triangoli sentimentali! twist narrativi! disegni di conchiglie incredibilmente realistici! – la traduzione cinematografica non è affatto brillante. Può un film essere al tempo stesso pieno di tensione e fiacchissimo? Puoi girarlo nei veri scenari del Sud degli States e farlo comunque sembrare ambientato nel cortile di casa? Non avevamo certamente bisogno dell’ennesima brutta copia dei classici drammi di Tennessee Williams; o, quantomeno, di una storia di passioni così accese realizzata in modo così scialbo e del tutto inutile.

Grazie ai milioni di copie vendute dal libro e ad estimatori illustri come Reese Witherspoon (che è passata dal consigliare il romanzo al suo book club al produrre questo film) e Taylor Swift (che ha composto la canzone originale Carolina), La ragazza della palude può contare su una nutritissima fanbase, che magari apprezzerà anche questo adattamento. Il cui elemento migliore resta la performance di Daisy Edgar-Jones: l’attrice di Normal People sceglie di interpretare Kya “in sottrazione”, il che si rivela una scelta giusta; ma, al tempo stesso, a volte ti verrebbe da tastare il suo polso, perché sembra del tutto priva di battito cardiaco.

Ma il suo aderire a questa parabola da martire delle paludi la fa comunque spiccare, rispetto ai perfettamente interscambiabili colleghi maschi. Ci sono una luce e un guizzo negli occhi di Edgar-Jones che, di tanto in tanto, ti fanno credere che dietro quel personaggio scritto in modo così piatto ci sia una persona reale. Non è il ruolo da protagonista che si meriterebbe: ma i prossimi saranno migliori di questo, ne siamo certi.

Da Rolling Stone USA

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