Nel 1944 Hans Asperger realizzò che: “La personalità autistica è una variante estrema dell’intelligenza maschile […] Nell’inviduo autistico, il modello maschile è portato all’eccesso”.
E la vicenda di La morbidezza degli spigoli è incentrata intorno a due “uomini”: un papà, Alex, e suo figlio Sam, 8 anni. Sam è affetto da sindrome dello spettro autistico: prigioniero del suo vocabolario limitato, frustrato dalla difficoltà di comprendere una realtà piena di sfumature e ambiguità. Ma c’è un posto in cui il mondo di Sam funziona secondo regole più semplici e precise: i videogame, e in particolare Minecraft. Come riassume Stuart, il popolare gioco, “una sorta di Lego, ma ambientato in un mondo che il giocatore può esplorare e modificare”, rappresenta una vera e propria sottocultura tra le persone autistiche, che lì possono interagire tra loro più facilmente.
Dietro al travestimento da fiction commerciale (il titolo originale, A Boy Made of Blocks, è molto più cool, bisogna dirlo), questo romanzo rielabora la preziosa esperienza del suo autore, a capo della sezione videogame del Guardian: la storia del riavvicinamento di un uomo a suo figlio, attraverso un mezzo inaspettato, i videogame appunto, spesso giudicati più per i loro presunti effetti diseducativi, che non per le potenzialità creative che offrono ai giocatori.
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