'La metà di bosco', la recensione del libro di Laura Pugno | Rolling Stone Italia
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‘La metà di bosco’, abbronzature metafisiche

Il romanzo di Laura Pugno racconta di un medico insonne e della sua fuga verso una seconda vita. Una vita dopo la vita

Ho finito di leggere La metà di bosco poco dopo essere approdata in un’isola, il che – devo dire – mi ha fatto un certo effetto, quasi un’onda lunga, un riverbero che si propagava dalle ultime pagine lasciandomi piacevolmente stordita, dentro una storia che non volevo lasciar sfumare.

Le isole di Halki e Krew, che Laura Pugno racconta nel suo romanzo, sono ispirate a luoghi reali ma hanno la densità meta sica dei rarissimi momenti illuminati di una serie come Lost e la torbida sensualità della natura intrecciata all’umano di un immaginario alla VanderMeer. “L’isola – sognò – era un unico animale nelle cui vene circolava l’acqua di mare. Ora anche lui ne faceva parte, e Magdalini era una stella di mare, un predatore bellissimo sulla sabbia del fondo”. Non m’interessa stabilire quali siano i limiti o i criteri che definiscono fantascienza, fantastico o new weird, ma lo slittamento dal Reale che Pugno opera nel suo romanzo ci regala una storia che sa muoversi fluida – quasi acquatica – nell’universo del conturbante, miscelando stati di coscienza e di incoscienza, di veglia e di sonno, un limitare continuo in cui l’ambiguità non è la soluzione più semplice quanto l’unico approdo cognitivamente praticabile.

Il protagonista del libro, Salvo, non a caso è un medico che lavora in una clinica del sonno e che – per ironico contrappasso – si ritrova a soffrire di insonnia e a doverne mantenere il segreto. Decide di partire per Halki, un’isola della Grecia, confidando in una terapia lontana dalla sua fede nella scienza.

Ciò che ci sarà ad accoglierlo lì non sarà soltanto la trasformazione di un corpo a contatto con gli elementi (“il suo corpo, da che era a Halki, era tornato a essere corpo, asciutto, scurito dal sole, dormiva perfettamente e correva, nuotava, svolgeva le funzioni di un corpo meravigliosamente solo”), ma anche la scoperta di un’altra vita (non posso spoilerare, ma non pensate a una bolla di alienazione dove reiventarsi in stile Mediterraneo), letteralmente una seconda vita: una vita dopo la vita. E non importa come sia possibile: “aveva smesso di chiederselo, come non si interrogava ogni giorno, pur essendo medico, sulla natura della coscienza”.