Khalid, crescere non è sempre un bene | Rolling Stone Italia
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Khalid, crescere non è sempre un bene

'Free Spirit' è il secondo album del cantante candidato a cinque Grammy

Vi ricordate come il mondo si è accorto di Khalid? Kylie Jenner decide di fare una story su Snapchat con in sottofondo la sua Location, tutti si chiedono chi sia l’autore di quel ritornello urban-pop perfetto e l’allora 18enne Khalid diventa simbolo di un’America pop e disagiata. American Teen, il suo album d’esordio, ha rappresentato perfettamente la high school da serie tv, dove succedono cose bizzarre grazie a un gruppo di “young dumb broke high school kids“. È su questa linea che si inserisce Free Spirit, il suo secondo disco. L’album è una crescita, lo dice anche Khalid stesso, un’evoluzione strettamente personale.

Forse troppo.

La generazione Z, quella che vive di filtri e Snapchat, ha appena trovato una super-eroina dark (dobbiamo dire che è Billie Eilish?). Una voce che raccontasse le – rinnovate – ansie sociali, che si concentrasse su nuovi temi, che mettesse al centro dell’attenzione nuovi aspetti dell’essere giovani e “rotti”. Più studiato, Free Spirit è il ritorno dal viaggio di formazione per dei teenager che hanno già abbandonato i problemi sui banchi di scuola e sono pronti ad affrontare la vita in un modo diverso. In un modo che Khalid sembra proiettare su di lui, esclusivamente su di lui (“Hurt feels better when I’m by myself“, in Bad Luck). La sua vita è diventata più sicura, solida e meno tormentata. E così la sua scrittura.

No, non è un bene. Perché per far breccia nel cuore del pop passando dalla porta di servizio – che è il compito di questo secondo album – forse sarebbe necessario guardarsi meglio attorno e capire cosa rubare, quali aspetti raccontare, come crescere, anche male, insieme alla propria generazione.

Non è un brutto disco, non è noioso, ha qualche sicuro successo commerciale (tra cui Better, Saturday Nights, Talk, con l’aiuto dei Disclosure, e la title track) e si fa ascoltare con piacere. Ma un album di 17 tracce, quindi parecchio lungo rispetto agli standard, ha bisogno di una forte personalità, di un messaggio originale e di distinguersi dalle hit da radio.

Forse, in questo caso, Khalid si è concentrato un po’ troppo su se stesso. E poco sugli hashtag che lo circondano.

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