Jens Lekman arriva dal mondo alla rovescia del pop scandinavo, in cui la compostezza è una virtù, ci si muove solo in bicicletta, vestiti con abiti ‘60 color pastello in locali gestiti da appassionati di pop esoterico. Unico obbligo: parlare di relazioni. Perché qui il pop è ancora – e soprattutto – un vademecum per l’iniziazione sentimentale, piccola o grande che sia: sguardi che s’incrociano promettendosi cose, sussulti, flirt, ma anche addii. C’era la parola twee per definire il culto febbrile del morbido, dell’ingenuo e dell’infantile e, come i santi protettori del genere Belle and Sebastian, Jans padroneggia l’umorismo. Si veda, per esempio, il modo in cui tramuta una promessa di devozione in una specie di minaccia da troll: “a dream: have a GPS in your heart”. Ma non è un cartonato posticcio: Jans Lekman ha profondità di scrittura e talento per confezionare un ottimo album pop che guarda anche a Phil Spector, Tropicalia, l’indie brit anni ’80 (Aztec Camera, Prefab Sprout, ABC e altri).