Jack White, la recensione di 'Boarding House Reach' | Rolling Stone Italia
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Il luna park di Jack White

'Boarding House Reach' è un album-matrioska, canzoni dentro canzoni in un caos controllato, possibile solo nella mente del cappellaio matto del rock.

Quando mi imbatto in Jack White mi chiedo sempre che altro avrebbe potuto fare nella vita con quella faccia cianotica da cappellaio matto. No sul serio, provate a immaginarlo ai grandi magazzini con una bella divisa pastello, nel reparto giocattoli: «signor White abbiamo ricevuto molte lamentele, i bambini hanno paura di lei, le vendite sono in calo, siamo obbligati a licenziarla».

Per fortuna di tutti Jack White è una rockstar e, a casa mia, le rockstar fanno il sacrosanto cazzo che gli pare. Questo principio è espresso nella sua forma più pura in Boarding House Reach, che più che un disco sembra una specie di luna park dove il buon White si è davvero divertito come un matto a registrare tutto quello che gli passasse per la testa, neanche fosse un adolescente che vuole sfruttare al massimo i 30 giorni di prova gratuita di Ableton.

Tredici brani-matrioska che contengono infinite canzoni nella canzone, separate in un trittico da brevi skip, non meno deliranti. Non c’è un vero ritornello, se si esclude il singolo Connected by Love, è impossibile immaginare qualsivoglia forma: la chitarra è ancora la protagonista assoluta con quel gain soffocato e iper-compressato, già nella lynchiana Why Walk a Dog?, in compagnia di organo Hammond e drum machine.

Ma c’è spazio per i bonghi, i coretti e il funk-jazz di Corporation, Over and Over – che ha qualcosa del Bowie di Blackstar – o della dadaista Get in the Mind Shaft, a base di flanger e talkbox.

Ci sono tracce in 8 bit (Hypermisophoniac), una specie di rap slappato (Ice Station Zebra), c’è una ballata gospel mischiata col beat, non mancano vocoder e big muff per i fan della prima ora che vogliono a tutti i costi gli assoli, che arrivano in Respect Commander, quando Jack si mette a flirtare col whammy nella traccia più erotica e funkadelica e ci fa eccitare tutti. Perché, se non fosse ancora chiaro, le rockstar servono a questo. E così sia.

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