Il disco più colorato dei Deafheaven | Rolling Stone Italia
Recensioni

Il disco più colorato dei Deafheaven

La band di San Francisco continua a espandere il suo suono, e con 'Ordinary Corrupt Love' dimostra che il black metal sta bene con tutto

Al contrario di quanto succede con la maggior parte delle band, più passa il tempo, più i confini della musica dei Deafheaven si fanno incomprensibili. Dopo l’esordio Roads to Judah, in equilibrio tra black metal e post rock, lo schizofrenico Sunbather e i 50 minuti astratti e selvaggi di New Bermuda, gli spunti musicali cominciavano a diventare tanti, forse troppi.

Non era così assurdo, quindi, pensare che Ordinary Corrupt Human Love potesse essere per i cinque di San Francisco un modo per tirare le somme, per capire cosa tenere e cosa buttare via di un suono così stratificato. E invece no, perché il quinto album della band non fa nessuna sintesi, anzi: si apre con un pianoforte malinconico e una chitarra pulita in perfetto stile David Gilmour, e se non ci fosse lo scream You Without End sarebbe perfetta per aprire un disco prog anche abbastanza mieloso.

Le sorprese non finiscono qui, perché questo Ordinary Corrupt Human Love è tutto un nodo di poliritmi, pianoforti uno dentro l’altro e voci psichedeliche. Certo, non mancano i fiumi di chitarre (Honeycomb, non a caso il singolo di lancio) e le batterie violentissime (Canary Yellow), ma il segreto di questo disco sta nella sua diversità e nel modo in cui viene proposta. Insomma, in questo 2018 tutto al contrario, è il metal a fare il pieno di colori.