'I gioielli di Elsa', la recensione | Rolling Stone Italia
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I sogni glicemici di Sarah Mazzetti

'I gioielli di Elsa' è una favola scintillante in cui dai dolci nascono gioielli. Ma non ditelo alla spietata concorrenza

Una fiaba moderna, in cui una bambina diventa una designer di gioielli, usando canditi al posto di metalli e gemme preziose, diventando famosa, e, inevitabilmente, crescendo. Da tempo si attendeva Sarah Mazzetti, tra le più talentuose illustratrici della sua generazione, al varco del fumetto, dopo aver collaborato con le maggiori riviste italiane e internazionali, tra cui IL, New York Times, New Yorker.

Fino a oggi Mazzetti aveva pubblicato brevi storie autoprodotte o sotto l’egida del collettivo Teiera (da lei fondato nel 2010 con Cristina Spanò e Giulia Sagramola), perciò I gioielli di Elsa, terza uscita della collana Bambini, con cui l’editore bolognese Canicola si è aperto alle storie per l’infanzia, vale come il suo esordio nell’editoria ufficiale. In questa opera Sarah Mazzetti riesce a muoversi da una brillante scintilla iniziale – il fatto che si possano confezionare gioielli con i canditi –, costruendo una vera e propria fiaba, centrata attorno a una protagonista forte.

Lei è Elsa, che si ritrova a vivere un sogno, ma deve fare i conti con la gelosia della perfida Antéf, una designer concorrente, che qui ricopre il ruolo della strega cattiva. Attorno a Elsa e alla sua antagonista, l’autrice assembla una ditta di personaggi assurdi e riusciti, come una borsa di plastica biodegradabile parlante o gli insetti che daranno filo da torcere alla piccola. Un’opera in tre colori, pensata per i bambini, ma godibile anche per i più grandi.

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