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Hiss Golden Messenger ha scritto il blues della pandemia

‘Quietly Blowing It’ è un gioiello di roots rock, il disco migliore del cantautore americano. Ha un tono assieme gioioso e solenne, è una meditazione sofferta su un anno di dolore e cambiamenti

Hiss Golden Messenger

Foto: Chris Frisina

Negli ultimi cinque anni M.C. Taylor ha pubblicato quattro album (senza contare le antologie di outtake e i dischi dal vivo) con il nome d’arte che usa per il suo progetto country-soul, Hiss Golden Messenger. E però delle pubblicazioni del cantautore del North Carolina non colpisce la quantità, ma la sensibilità, l’abilità compositiva, l’urgenza emotiva che non calano mai.

Raramente i cantautori che pubblicano musica con tale frequenza riescono a far sì che ogni disco sembri necessario. E non c’è disco di Hiss Golden Messenger più urgente di Quietly Blowing It. È una sofferta meditazione su un anno di lutti, perdite e cambiamenti. Forse più scarno e quieto di Terms of Surrender, il disco del 2019 registrato con Brad Cook e Aaron Dessner, è un album fatto di gioia solenne e di speranza triste. È il più attuale della sua carriera.

Scritto e registrato in buona parte durante i primi mesi della pandemia, ovvero la primavera e l’estate del 2020, Quietly Blowing It dà l’impressione che ci sia una qualche calamità imminente, personale e collettiva. È un disco fatto di tormenti interiori sullo sfondo di una tragedia collettiva che attraversa le 11 canzoni in scaletta. Nella title track il narratore è alle prese con un disagio interpersonale. Guarda la tv e nota che «c’è una rivolta in corso» sia fuori che dentro i muri di casa. Per fortuna in Sanctuary il conforto dell’abbraccio della persona amata dà sollievo dalla devastazione che lo circonda.

Taylor è sempre riuscito a trasformare momenti di vita quotidiana in occasioni di riflessione esistenziale. Qui lo fa con i suoi versi più concisi e taglienti di sempre. In Glory Strums (Loneliness of the Long-Distance Runner) fare jogging si trasforma un’occasione di autoanalisi profonda (“So che c’è del buono in me / Allora perché soffro tanto?”). In It Will If We Let It Taylor riflette sull’egoismo crudele degli artisti che ricade sulle persone amate: “Eri felice? L’ho ignorato. Raccontavo altre storie”.

Com’è lecito aspettarsi da un disco registrato in un periodo di intenso isolamento, buona parte della musica di Quietly Blowing It suona solitaria, sommessa e contemplativa, e spesso fa venire in mente i primi dischi di Hiss Golden Messenger come Poor Moon (2012). Negli ultimi dieci anni, però, Taylor è cresciuto molto sia nella scrittura delle melodie che negli arrangiamenti (il disco è autoprodotto), e l’LP, che contiene i contributi di collaboratori storici come Josh Kaufman e Scott Hirsch, ha il calore che caratterizzava lo splendido Heart Like a Levee.

Di fronte a un periodo di isolamento prolungato, Taylor si è rivolto, come sempre, alla sua collezione di dischi. In Quietly Blowing It interpreta il ruolo di divulgatore del roots rock, evocando e citando chiunque, da Sly Stone a Curtis Mayfield, da Rod Stewart a John Prine. Tutti questi riferimenti musicali danno al disco un’aria profetica anche quando Taylor sta semplicemente cercando di scrivere per mettersi alle spalle un brutto momento. “Devi lasciar entrare qualcuno”, dice nella title track, “è così che ti salverai”.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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