Il nuovo Godzilla è una palude di catrame digitale, nemmeno divertente | Rolling Stone Italia
Recensioni

Il nuovo Godzilla è una palude di catrame digitale, nemmeno divertente

Una regia pigra con attori stanchi: il prezzo del biglietto però è giustificato dalle meraviglie tecniche e degli effetti speciali che animano i Titani

Il lucertolone incazzato

Chi non ha voglia di andare al cinema, buttarsi popcorn in faccia e guardare creature giganti che escono da una laguna digitale prendersi a calci in culo a vicenda? Il titolo da solo significa che la maggior parte di noi stanno dalla parte di Godzilla II – King of the Monsters. Oltre alla simpatica lucertola gigante, ci sono Mothra, Rodan, la Ghidorah a tre teste, alias Monster Zero e un piccolo accenno di King Kong (dovremo aspettare fino al prossimo marzo per vedere Kong e Godzilla scontrarsi l’uno contro l’altro).

Quello che si vede nel seguito dell’ultimo degli innumerevoli, inutili reboot della serie Godzilla è un copione strabordante e senza senso dell’umorismo, con la pigra regia di Michael Dougherty (che ha co-scritto il presunto dialogo con Zach Shields) e attori annoiati che sono costretti a gridare di terrore. È strano che una serie iniziata nel 1954 con una sveltina giapponese a basso costo e con un tizio in una tuta di gomma sia sopravvissuto ancora oggi come primo kaiju dell’escapismo.

I mostri – chiamati Titani – alla fine si presentano, e quando lo fanno sono davvero divertenti. Spaventosi? Non proprio. Ma sono delle vere meraviglie tecniche. È un peccato che gli ingegneri che hanno lavorato alla trama non abbiano utilizzato un po’ dell’immaginazione che il team degli effetti speciali ha portato con sè. E i Titani non hanno neanche battute da dire. Che fortuna essere dei mostri!

La storia, in poche parole: la dottoressa Emma Russell, una scienziata interpretata da Vera Farmiga in modo molto realistico, come se quello che dice avesse davvero senso (che è la vera recitazione!), inventa una cosa chiamata Orca. Emette dei suoni che permettono di comunicare con i mostri e, si spera, controllare il loro comportamento. Emma ha meno fortuna a comunicare con sua figlia adolescente Madison (la meravigliosa Millie Bobby Brown di Stranger Things), che pensa giustamente che sua madre sia impazzita. Madison è ancora più triste per aver perso suo fratello nella battaglia che ha chiuso l’ultimo film. Ma Mark (Kyle Chandler), suo padre divorziato, ha sofferto ancora di più. Ha affogato i suoi dolori nell’alcol, ma ora ritorna per ridare senso all’universo.

In breve, la guerra si riduce a uno scontro tra coloro che credono che gli umani dovrebbero vivere in pace con i mostri (Ken Watanabe, Sally Hawkins), e quelli, rappresentati dal malvagio eco-terrorista Colonnello Jonah Alan (Charles Dance), che vogliono eliminare le creature dalla faccia della terra. Sia per divertimento che per soldi, naturalmente. Il film è un vero e proprio giramondo, ci si sposta dall’Antartide a Boston ma non arriva mai davvero da nessuna parte.

Frega qualcosa a qualcuno? Probabilmente no. La possibilità di vedere mostri giganti dare di matto – ce ne sono anche un paio che appaiono nel finale – vale quasi da solo il prezzo del biglietto. Vedere, proprio l’atto in se, è comunque parte del problema. Godzilla II – King of the Monsters è spesso così perso nell’ombra del suo catrame digitale che fa sembrare lo strabismo caotico della battaglia di Grande Inverno in Game of Thrones uno show pirotecnico. Eppure, quando i Titani emergono dal fango e vanno a tutta velocità si può cedere e sporgersi per guardarli mente spaccano tutto. L’unica cosa davvero necessaria è una sospensione temporanea del giudizio critico.