Gipi - La terra dei figli | Rolling Stone Italia
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Gipi – La terra dei figli

Leggi la recensione del nuovo fumetto su un futuro post-catastrofico di Gipi su RollingStone.it

Dopo il successo di LMVDM – La mia vita disegnata male (Coconino press, 2008), Gianni Pacinotti in arte Gipi cadde in una tremenda crisi di cui ha raccontato nella rivista Lo Straniero. A un certo punto andò al reparto di Psichiatria di Pisa e disse: “Mi aiutate, per favore? Perché penso solo a levarmi dal mondo”. Seguì una guarigione, indimenticabili liti politiche su Facebook, un matrimonio, il ritorno al fumetto con Unastoria (2013) e persino un gioco di carte, Bruti (2015).Oggi Gipi è una persona diversa. Un sopravvissuto, potremmo dire. Forse non è un caso che il suo nuovo libro, La terra dei figli, parli di loro, dei sopravvissuti a una misteriosa fine del mondo o evento cataclismatico che ha costretto un padre e due figli adolescenti a una vita anfibia. Tra l’acqua e le palafitte, i tre vivono una vita post-qualcosa e saranno poi costretti ad affrontare la perdita del padre. Gipi si è già occupato della figura paterna in S., opera pubblicata nel 2006 dedicata al padre Sergio. La terra dei figli è però una storia meno personale: il tema viene inserito in un contesto distopico in cui la generazione più anziana ricorda il mondo in cui la vita era “normale” e le persone sapevano leggere; i figli, intanto, vagano ciechi e ignoranti di quel che è successo, di cosa ha cambiato per sempre il loro mondo. Su tutto, l’ombra pesante del rimpianto, il non sapere con certezza cosa il genitore pensasse di noi, i sopravvissuti, costretti a convivere con l’atroce enigma.Il nuovo Gipi non usa l’acquerello che l’ha reso famoso, preferendo qui un mare di china scura, particolarmente d’effetto nei panorami post-industriali dell’ultima parte del libro. Qui i due figli sono alle prese con il diario di un padre scomparso, mentre navigano in un mondo rovinato dagli umani in cui la lingua è regressa a uno stato primordiale. Attorno a loro si sviluppano società tribali rette da assurdi santoni e credenze ignoranti. A 10 anni da S., Gipi ritorna a parlare di paternità – e lo fa raccontando le tragiche sofferenze dei figli.

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Dopo il successo di LMVDM – La mia vita disegnata male (Coconino press, 2008), Gianni Pacinotti in arte Gipi cadde in una tremenda crisi di cui ha raccontato nella rivista Lo Straniero. A un certo punto andò al reparto di Psichiatria di Pisa e disse: “Mi aiutate, per favore? Perché penso solo a levarmi dal mondo”. Seguì una guarigione, indimenticabili liti politiche su Facebook, un matrimonio, il ritorno al fumetto con Unastoria (2013) e persino un gioco di carte, Bruti (2015).

Oggi Gipi è una persona diversa. Un sopravvissuto, potremmo dire. Forse non è un caso che il suo nuovo libro, La terra dei figli, parli di loro, dei sopravvissuti a una misteriosa fine del mondo o evento cataclismatico che ha costretto un padre e due figli adolescenti a una vita anfibia. Tra l’acqua e le palafitte, i tre vivono una vita post-qualcosa e saranno poi costretti ad affrontare la perdita del padre. Gipi si è già occupato della figura paterna in S., opera pubblicata nel 2006 dedicata al padre Sergio. La terra dei figli è però una storia meno personale: il tema viene inserito in un contesto distopico in cui la generazione più anziana ricorda il mondo in cui la vita era “normale” e le persone sapevano leggere; i figli, intanto, vagano ciechi e ignoranti di quel che è successo, di cosa ha cambiato per sempre il loro mondo. Su tutto, l’ombra pesante del rimpianto, il non sapere con certezza cosa il genitore pensasse di noi, i sopravvissuti, costretti a convivere con l’atroce enigma.

Il nuovo Gipi non usa l’acquerello che l’ha reso famoso, preferendo qui un mare di china scura, particolarmente d’effetto nei panorami post-industriali dell’ultima parte del libro. Qui i due figli sono alle prese con il diario di un padre scomparso, mentre navigano in un mondo rovinato dagli umani in cui la lingua è regressa a uno stato primordiale. Attorno a loro si sviluppano società tribali rette da assurdi santoni e credenze ignoranti. A 10 anni da S., Gipi ritorna a parlare di paternità – e lo fa raccontando le tragiche sofferenze dei figli.

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