Get On Up – La Storia di James Brown | Rolling Stone Italia
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Get On Up – La Storia di James Brown

La biopic realizzata in onore di James Brown in arte Mr. Dynamite, dal 6 novembre nelle sale italiane

Chadwick Boseman, quando interpretò nel film 42 il ruolo di Jackie Robinson, il giocatore dei Dodgers che entrò nella Hall of Fame, si era inserito con grande disinvoltura nella parte dell’outsider misurato e cauto, il primo giocatore nella storia del baseball professionista a valicare la barriera razziale.Per interpretare James Brown, il padrino della musica Soul, nel film Get On Up – La Storia di James Brown, la cautela non avrebbe funzionato. Nessun problema: Boseman si butta nel ruolo come un uomo posseduto. Non gli si riesce a togliere gli occhi di dosso. Boseman ha le mosse, l’acconciatura, il funk e la spavalderia giusta per interpretare il ragazzino abbandonato e abusato, originario del Sud Carolina, che si è reinventato come icona musicale. Fu Brown, dopo l’assassinio di Martin Luther King Jr., ad aiutare una nazione a superare il dolore della perdita saltando sul palcoscenico a cantare: “Say it loud/I’m black and I’m proud.”Brown, morto nel 2006 a 73 anni, visse una vita esagerata, difficile da stipare in un solo film. Il regista Tate Taylor (The Help), partendo da una sceneggiatura dei fratelli inglesi Jez e John-Henry Butterworth, prova comunque a farlo, compiendo salti temporali e inserendo un mucchio di personaggi, tra i quali la madre di Brown (Viola Davis), la zia (Octavia Spencer), la seconda moglie DeeDee (Jill Scott), il manager Ben Bart (Dan Aykroyd) e il miglior amico Bobby Byrd (uno straordinario Nelsan Ellis).Troppo e troppo poco. Il film, anche se mostra il temperamento di Brown e i suoi difetti da control freak, dà segni di debolezza quando le questioni affrontano il periodo trascorso in galera, le armi, le droghe, la violenza domestica e l’incoerenza tra la sua lotta per i diritti civili e il suo sostegno alle politiche di Nixon and Reagan. Forse lo zampino della famiglia Brown ha ispirato una certa reticenza; forse il biopic su Brown, che Spike Lee immaginava di girare con Eddie Murphy, avrebbe scavato più a fondo. Comunque sia. Get On Up – La Storia di James Brown è il biopic che abbiamo. E quando Boseman ci mostra Brown che si esibisce nel suo numero sul palco, il film prende vita. Boseman in pratica muove solo le labbra facendo il verso alla voce di Brown in classici come “Please, Please, Please,” “Night Train,” “Papa’s Got a Brand New Bag” e “Try Me,” tuttavia è innegabile come lo spirito di Brown smuova il suo corpo. E il nostro.

La biopic realizzata in onore di James Brown in arte Mr. Dynamite, dal 6 novembre nelle sale italiane

Chadwick Boseman, quando interpretò nel film 42 il ruolo di Jackie Robinson, il giocatore dei Dodgers che entrò nella Hall of Fame, si era inserito con grande disinvoltura nella parte dell’outsider misurato e cauto, il primo giocatore nella storia del baseball professionista a valicare la barriera razziale.

Per interpretare James Brown, il padrino della musica Soul, nel film Get On Up – La Storia di James Brown, la cautela non avrebbe funzionato. Nessun problema: Boseman si butta nel ruolo come un uomo posseduto. Non gli si riesce a togliere gli occhi di dosso. Boseman ha le mosse, l’acconciatura, il funk e la spavalderia giusta per interpretare il ragazzino abbandonato e abusato, originario del Sud Carolina, che si è reinventato come icona musicale. Fu Brown, dopo l’assassinio di Martin Luther King Jr., ad aiutare una nazione a superare il dolore della perdita saltando sul palcoscenico a cantare: “Say it loud/I’m black and I’m proud.”

Brown, morto nel 2006 a 73 anni, visse una vita esagerata, difficile da stipare in un solo film. Il regista Tate Taylor (The Help), partendo da una sceneggiatura dei fratelli inglesi Jez e John-Henry Butterworth, prova comunque a farlo, compiendo salti temporali e inserendo un mucchio di personaggi, tra i quali la madre di Brown (Viola Davis), la zia (Octavia Spencer), la seconda moglie DeeDee (Jill Scott), il manager Ben Bart (Dan Aykroyd) e il miglior amico Bobby Byrd (uno straordinario Nelsan Ellis).

Troppo e troppo poco. Il film, anche se mostra il temperamento di Brown e i suoi difetti da control freak, dà segni di debolezza quando le questioni affrontano il periodo trascorso in galera, le armi, le droghe, la violenza domestica e l’incoerenza tra la sua lotta per i diritti civili e il suo sostegno alle politiche di Nixon and Reagan. Forse lo zampino della famiglia Brown ha ispirato una certa reticenza; forse il biopic su Brown, che Spike Lee immaginava di girare con Eddie Murphy, avrebbe scavato più a fondo.

Comunque sia. Get On Up – La Storia di James Brown è il biopic che abbiamo. E quando Boseman ci mostra Brown che si esibisce nel suo numero sul palco, il film prende vita. Boseman in pratica muove solo le labbra facendo il verso alla voce di Brown in classici come “Please, Please, Please,” “Night Train,” “Papa’s Got a Brand New Bag” e “Try Me,” tuttavia è innegabile come lo spirito di Brown smuova il suo corpo. E il nostro.

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