‘Frozen II’, la maledizione del sequel | Rolling Stone Italia
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‘Frozen II’, la maledizione del sequel

Dopo il successo stratosferico dell'originale, Disney ci riprova. Ma, tra ballate meno efficaci e incertezze narrative, il numero due rischia di essere una brutta copia del precedente

Quando il musical-cartoon Frozen ha travolto i multiplex nel 2013, ha raggiunto la cifra-record di 1,27 miliardi di dollari. Si sarebbe potuto chiuderla lì? Certo che no. Sei anni dopo, Disney fa uscire un sequel che non eguaglia l’originale da Oscar, ma non smette di intrattenere. Le canzoni, composte anche stavolta dalla premiatissima coppia Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, sono dei tormentoni immediati. L’animazione tocca momenti meravigliosi – guardate cosa riescono a fare i maghi della CGI con l’acqua, l’elemento più difficile da animare. E fa piacere ritrovare le principesse che tutti amiamo: Elsa e Anna, insieme all’insolente pupazzo di neve Olaf, al romantico Kristoff e alla silenziosissima renna Sven, tutti coinvolti in un’avventura da cui potrebbero non uscire vivi.

La volta scorsa, Elsa si era rinchiusa in una fortezza di ghiaccio perché i suoi incontrollabili polpastrelli congelavano qualsiasi cosa toccassero, compresa Anna, che aveva convinto Elsa a tornare senza l’appoggio di nessun uomo. Persino il prestante principe Hans si era rivelato un bastardo calcolatore. È stato il primo vero caso di solidarietà tra sorelle che si bastavano l’un l’altra.

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Ora Elsa è tornata sul trono di Arendelle, con Anna sempre al suo fianco. Ma continua a sentire una melodia quasi stregata venire dal Nord. La fonte di quel suono è forse la foresta incantata di Ahtohallan, dove regna la tribù indigena dei Norduldri e dove Elsa è sicura di trovare le risposte sull’origine dei suoi misteriosi poteri? Certo che sì. I flashback ci offrono un po’ di indizi sul passato dei genitori delle due sorelle, il re Agnarr e la regina Iduna, e pure sul nonno, re Runeard, tutti probabili vittime della maledizione di ghiaccio che Elsa ha intenzione di rompere per sempre. Lo dimostra quando canta Into the Unknown (in italiano Nell’ignoto, ndt), una potente ballata che vorrebbe seguire le orme di Let It Go (All’alba sorgerò, ndt) e il suo trionfo agli Oscar.

Per le due sorelle e la loro brigata, la strada verso Ahtohallan è irta di pericoli, specialmente quelle grandi rocce dietro cui si nascondono dei minacciosi giganti. E attenzione a quello che c’è sotto ai mari. Per evitare troppi spoiler, vi basti sapere che Elsa dovrà combattere contro i suoi fantasmi prima di ritrovare la luce. Vengono in soccorso le canzoncine scherzose di Olaf (When I’m Older), Kristoff (Lost in the Woods) e Anna (Some Things Never Change), a squarciare l’oscurità. Jennifer Lee, che firma sceneggiatura e regia (insieme a Chris Buck), ci fa talvolta smarrire nella sua selva di linee narrative. Ma questo film ci fa tornare a casa con la voglia di un numero 3. Il sequel non è mai all’altezza dell’originale? Frozen II potrebbe, in parte, sfatare questa maledizione.