Fire Emblem: Three Houses è lo strategico che ci mancava | Rolling Stone Italia
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Fire Emblem: Three Houses è lo strategico che ci mancava

Coraggiosi guerrieri, maghe misteriose e un lungo addestramento. Una saga storica di Nintendo, ci ricorda l’importanza della scuola e degli insegnanti preparati

Le fasi esplorative sono una grande novità di questo capitolo della serie. Possono essere migliorate, ma anche così contribuiscono a creare la giusta atmosfera “accademica”.

Quella di Fire Emblem è una delle tante saghe longeve e importanti che si possono apprezzare nel catalogo Nintendo. Con Three Houses la compagnia giapponese ha colto l’occasione per rinnovare una formula da tempo fossilizzata, affiancando agli storici sviluppatori di Intelligent Systems anche un team di KOEI TECMO GAMES. Il risultato finale è uno dei giochi più interessanti della ricca ludoteca disponibile su Switch, oltre a uno dei capitoli più riusciti del franchise. Invece di proporre la formula ormai usata da tutti gli altri esponenti del genere strategico, il nuovo Fire Emblem ha lavorato in maniera impeccabile sulla componente narrativa, lasciando al giocatore il difficile compito di impostare in piena libertà l’intera esperienza di gioco. Affrontando le varie Campagne della modalità storia si vivono emozioni potenti, assaporando al tempo stesso la gioia di poter trasmettere a qualcuno degli insegnamenti utili per sopravvivere in un mondo difficile. Già! Perché Three Houses non è un semplice gioco di strategia, ma è un titolo che, in modo semplice e diretto, sottolinea l’importanza degli insegnanti, elemento fondamentale di una società civile.

Per conquistare la vittoria sul campo di battaglia è fondamentale studiare la conformazione del terreno e sfruttare tutto ciò che può garantire dei vantaggi.

Rock & Roll High School

La trama del titolo Intelligent Systems è piuttosto articolata, ma parte da un incipit quasi banale. Dopo aver aiutato tre giovani attaccati da un gruppo di briganti, il protagonista (il cui sesso può essere scelto all’inizio della partita) scopre che un tempo suo padre era il capitano di un leggendario ordine di cavalieri e, dopo aver raggiunto il monastero della Chiesa di Seiros, si ritrova a occupare un posto da insegnante nella rispettiva accademia ufficiali. Dopo aver scelto a quale delle tre casate dedicarsi, la vita nel gioco si sviluppa seguendo un calendario diviso tra lezioni, eventi mondani, battaglie, esami e tempo investito per conoscere meglio i propri alunni. Three Houses espande a dismisura l’idea che ha reso celebre (solo in Giappone) la serie di Sakura Taisen, ripresa successivamente da Valkyria Chronicles e da molti altri strategici a turni. L’importante non è solo raccontare una storia degna di essere vissuta, ma è fondamentale creare personaggi ben caratterizzati con cui far interagire il giocatore, dandogli la possibilità di instaurare una sorta di rapporto di amicizia virtuale. Giocando a Three Houses ci si affeziona a molti personaggi, imparando a conoscerli poco alla volta e creando un legame a metà tra l’amicizia e l’indissolubile rapporto tra maestro e allievo. Ed è proprio questo elemento ad aumentare molto la longevità del titolo. Non è solo per seguire tutti i possibili archi narrativi che si iniziano nuove Campagne di Fire Emblem. Sebbene le vicende della trama cambino leggermente a seconda della casata scelta, la cosa più interessante è approfondire il rapporto con i vari personaggi, dettaglio che richiede pazienza e dedizione.

Approfondendo i rapporti con i cadetti si ottengono informazioni preziose per farli crescere nel miglior modo possibile. Come nella realtà, ogni allievo è un mondo a sé.

This is the End, my only friend

L’atmosfera informale che permea l’intera esperienza non permette di concentrarsi solo sulle dinamiche dell’insegnamento e spesso non si può fare a meno di considerare gli allievi alla stregua di veri e propri amici. Quando il gioco si fa duro, però, l’importanza del ruolo da insegnante emerge in modo deciso. In Three Houses è possibile selezionare il livello di difficoltà e, soprattutto, si può scegliere se rendere permanenti le eventuali morti dei personaggi sul campo di battaglia. La “permadeath” non è una novità per la serie o per il genere degli strategici a turni, ma in quest’esperienza per Switch ha un peso totalmente diverso. Ricordo ancora l’enorme dispiacere provato alla morte di Marina, cecchina taciturna del primo Valkyria Chronicles, lasciata colpevolmente agonizzante su un tetto per l’intera durata di una missione. La tristezza di quell’occasione, tuttavia, non è nulla in confronto a quella che ho provato quando uno dei miei allievi ha perso la vita in Three Houses. Mentre in Valkyria Chronicles ero un semplice comandante alle prese con soldati di cui sapevo solo lo stretto necessario, nel titolo Nintendo sono stato schiacciato dal peso delle responsabilità di chi avrebbe dovuto preparare alla guerra dei ragazzi ben più caratterizzati. Veder morire gli allievi cresciuti sotto ai propri occhi, anche se solo virtuali, ha un impatto notevole su chi affronta il gioco con la giusta dose di immedesimazione. Fortunatamente, nel mondo di Fódlan si può contare sull’aiuto della magia, grazie alla quale è possibile riavvolgere il tempo per correggere eventuali errori commessi in battaglia. Tale potere, tuttavia, può essere usato un numero limitato di volte a missione ed è opportuno conservarlo solo per uscire dalle situazioni più disperate.

Ci sono tanti modi per avvicinarsi ai propri studenti. A volte si va ben oltre il rapporto tra maestro e allievo, seguendo una fantasia ben radicata nella narrazione giapponese.

True Colors

Dal punto di vista tecnico Three Houses presta il fianco a più di una critica. Il comparto grafico, sequenze animate a parte, è deludente e si distingue per i modelli poligonali fin troppo grezzi e per le incertezze nella fluidità del motore di gioco. A bilanciare le cose, però, interviene l’ottimo sistema di combattimento, che abbandona la rodata meccanica del triangolo delle armi simile alla morra cinese, in favore di una soluzione più aperta. Grazie a questa semplice modifica al giocatore viene concessa molta più libertà, soprattutto nello sviluppo e nella personalizzazione delle varie unità. Si tratta di una novità importante, che si sposa alla perfezione con la dinamica dell’insegnamento. I campi di battaglia su cui si svolgono gli scontri offrono una buona varietà, aggiungendo condizioni sempre nuove a seconda del terreno su cui si combatte. Nel corso dell’avventura al giocatore vengono forniti elementi sempre nuovi su cui lavorare, costringendolo ad adattarsi e a variare l’approccio alle schermaglie. Il tutto è accompagnato dalla colonna sonora sontuosa composta da Takeru Kanazaki, Rei Kondoh e Hiroki Morishita, e dall’ottimo doppiaggio di ogni personaggio. Se siete possessori di un Nintendo Switch e cercate un gioco longevo, profondo e pieno di sorprese, Fire Emblem è un acquisto caldamente consigliato. Non commettete l’errore di disattivare la morte permanente, però. Perdereste uno degli elementi chiave dell’intera esperienza!

 

Produttore: Nintendo

Distributore: Nintendo

Lo puoi giocare su: Nintendo Switch