‘Feel Good’ magari non vi farà sentire bene, ma vi farà comunque provare qualcosa | Rolling Stone Italia
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‘Feel Good’ magari non vi farà sentire bene, ma vi farà comunque provare qualcosa

La nuova dramedy britannica di Netflix esplora una storia d'amore piena di lacrime più che di risate

Mae Martin e Charlotte Ritchie in 'Feel Good'

Foto: Netflix

Nella nuova dramedy romantica di Netflix Feel Good, Mae s’innamora di George. Mae (Mae Martin) è una canadese espatriata, una comica e, soprattutto, un’ex tossica appena uscita dal rehab che non ha un tetto sotto cui dormire. George (Charlotte Ritchie) è un’insegnante di inglese che non solo, fino a quel momento, non era mai uscita con una donna, ma che è così in ansia per il fatto che amici e famigliari possano chiederle qualcosa a proposito di questa nuova storia da costringere Mae, in un episodio, a nascondersi dentro un armadio.

All’inizio di ogni nuova relazione, ci si confronta con il proprio lato oscuro, e qui lo notiamo prima ancora di scoprire il rapporto disfunzionale che Mae ha con sua madre (Lisa Kudrow, che vediamo principalmente nelle schermate su Skype), la più danneggiata dai trascorsi da tossicodipendente della figlia. Come la maggior parte delle serie inglesi più recenti (vedi Catastrophe – la sua parente più stretta –, Fleabag e This Way Up), Feel Good (creata da Martin insieme a Joe Hampson) cerca di affrontare tutti questi temi difficili con dosi uguali di humour e pathos. Ma la serie funziona molto meglio quando prende sul serio l’amore sventurato tra Mae e George, rispetto a quando utilizza i loro problemi come spunti per delle battute.

Feel Good | Official Trailer | Netflix

Le due si conoscono durante uno degli spettacoli di stand-up di Mae – per essere più precisi, il loro primo contatto avviene quando Mae rimprovera uno degli amici di George per aver giocato a Candy Crush durante la sua performance – e per entrambe è amore a prima vista. Mae è impaurita da tutto ciò che rappresenta George, che lei descrive come «una spaventosissima Mary Poppins, quando io invece sono Bart Simpson»; mentre George sembra quasi mortificata quando dichiara «non sono mai uscita con una ragazza prima d’ora». L’alchimia tra Martin e Ritchie è da subito palpabile. Ma anche nella purezza innocente di questo amore che sboccia, si sente che c’è qualcosa di guasto nel profondo. Il timore di George per il fatto che il mondo possa scoprire che ha una fidanzata è usato all’inizio come un elemento comico, ma in realtà solleva in Mae la paura che quella, per George, sia solo una fase passeggera. E la rabbia che leggiamo negli occhi di Mae ogni volta che pensa a George suggerisce che questa per lei sia solo una nuova dipendenza, da rimpiazzare con quelle di cui parla alle riunioni dei Narcotici Anonimi.

All’inizio, la maggior parte degli spunti comici derivano dai tentativi di George di nascondere Mae anche ai suoi amici e dalla superficialità dello sponsor di Mae ai Narcotici Anonimi, Maggie (Sophie Thompson). Elementi che tendono a rendere tutto più greve rispetto alla prova che Martin mette a segno, in cui tutti i desideri e le fragilità della finta Mae sono perfettamente tratteggiati. Martin è prima di tutto un’autrice e una comica; e, anche se sullo schermo l’abbiamo vista pochissimo, è straordinaria nell’interpretare questo ruolo scritto su misura.

I toni più buffi dell’incipit servono ad inquadrare una storia che, negli ultimi episodi, si fa invece molto più cupa. Molte delle gag (vedi quella del coinquilino di George, che non sa rispettare gli spazi reciproci) non funzionano a dovere, ma la serie è così breve – sei episodi da 25 minuti al massimo – che ti ritrovi in men che non si dica nelle puntate emotivamente più coinvolgenti. Quando ho iniziato a vederlo, Feel Good mi sembrava una sciocchezza fatta giusto per intrattenere; alla fine, sono stato conquistato dalla parabola di Mae, e sensibilmente turbato al pensiero di come la protagonista avrebbe potuto superare tutti gli errori che sia lei sia George avevano commesso nel corso della loro storia. Che è esattamente quel che vuoi da qualunque storia d’amore. Feel Good potrà forse disattendere il suo titolo, ma di sicuro ti fa sentire qualcosa.

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