Dishonored 2 | Rolling Stone Italia
Recensioni

Dishonored 2

Avventure steampunk ambientate a Karnaca, una dimensione in cui robot e magia convivono. La recensione del videogioco su RollingStone.it

Ci sono videogame visivamente sbalorditivi, che in apparenza pulsano di vita e di opportunità. Peccato che poi si rivelino troppo ripetitivi: è il caso, per esempio, di Assassin’s Creed: Syndicate. La sua ricostruzione perfetta della Londra del 1861 permette sempre di fare sano turismo, certo: peccato che molte missioni si rivelino troppo simili tra loro. È lo stesso difetto del recente Mafia III, che ha dalla sua un’estetica raffinata e una solida narrativa, ma un gameplay alla lunga troppo meccanico. Andare a zonzo dev’essere una scelta, una pausa di riflessione tra avventure sempre diverse e originali: come in GTA V, che continua a restare il riferimento per un open world che non annoia. Parte del problema è la lunghezza delle produzioni più importanti, che per giustificare i 69,99 euro del prezzo di copertina non possono essere inferiori a un centinaio di ore. Quando in realtà, spesso, less is more.Poi ci sono titoli più limitati nel tempo e nello spazio, ma non per questo meno appaganti. È il caso di Dishonored 2, seguito di uno dei maggiori successi critici del 2012. Non è open world, non ha una durata infinita. Ma è pieno di inventiva, un trionfo di dettagli. È una fantasia steampunk ambientata a Karnaca, una città costiera simile all’Europa del sud: una dimensione in cui robot e magia convivono. C’è una sovrana spodestata, Emily, che deve riconquistare il trono con l’aiuto di Corvo, il suo protettore (si può scegliere tra i due personaggi). Come già il precedente capitolo, il cast è hollywoodiano: Vincent D’Onofrio, Rosario Dawson, Pedro Pascal, Sam Rockwell.

Avventure steampunk ambientate a Karnaca, una dimensione in cui robot e magia convivono. La recensione del videogioco su RollingStone.it

Ci sono videogame visivamente sbalorditivi, che in apparenza pulsano di vita e di opportunità. Peccato che poi si rivelino troppo ripetitivi: è il caso, per esempio, di Assassin’s Creed: Syndicate. La sua ricostruzione perfetta della Londra del 1861 permette sempre di fare sano turismo, certo: peccato che molte missioni si rivelino troppo simili tra loro. È lo stesso difetto del recente Mafia III, che ha dalla sua un’estetica raffinata e una solida narrativa, ma un gameplay alla lunga troppo meccanico. Andare a zonzo dev’essere una scelta, una pausa di riflessione tra avventure sempre diverse e originali: come in GTA V, che continua a restare il riferimento per un open world che non annoia. Parte del problema è la lunghezza delle produzioni più importanti, che per giustificare i 69,99 euro del prezzo di copertina non possono essere inferiori a un centinaio di ore. Quando in realtà, spesso, less is more.

Poi ci sono titoli più limitati nel tempo e nello spazio, ma non per questo meno appaganti. È il caso di Dishonored 2, seguito di uno dei maggiori successi critici del 2012. Non è open world, non ha una durata infinita. Ma è pieno di inventiva, un trionfo di dettagli. È una fantasia steampunk ambientata a Karnaca, una città costiera simile all’Europa del sud: una dimensione in cui robot e magia convivono. C’è una sovrana spodestata, Emily, che deve riconquistare il trono con l’aiuto di Corvo, il suo protettore (si può scegliere tra i due personaggi). Come già il precedente capitolo, il cast è hollywoodiano: Vincent D’Onofrio, Rosario Dawson, Pedro Pascal, Sam Rockwell.