Deadpool 2 è come quell’amico simpatico ma un po’ impegnativo, che hai voglia di vedere ma un po’ paura a chiamare: sai che con lui ti divertirai, ma i suoi continui doppi sensi, le sue citazioni a raffica e il suo amore per il grottesco rischiano di essere un po’ sfiancanti. Però poi ti decidi a incontrarlo, e sei molto contento. Diretto da David Leitch (John Wick, Atomic Blonde), e scritto da Rhett Reese, Paul Wernick e Ryan Reynolds, questo sequel che, per qualche strana ragione, non sembrava promettere granché, è per molti aspetti migliore del primo film del 2016.
Wade Wilson (Reynolds, nel ruolo che ormai ha definito la sua carriera) è un felice mercenario chiacchierone che gira il mondo per ammazzare i cattivi e farsi sparare (tanto è immortale). La sua fidanzata Vanessa (la sempre sensuale Morena Baccarin) lo aspetta amorevole a casa, nonostante Wade sotto la maschera di Deadpool sia così sfigurato da “assomigliare a uno scroto”, come sappiamo dal film precedente.
Un fatidico giorno, Vanessa confessa a Wade che è in arrivo un piccolo Deadpoolino o Deadpoolina. Ma la gioia non dura che un momento: un nemico lasciato in vita (sempre un grave errore!) entra dalla porta e uccide Vanessa – tranquilli, non è uno spoiler: il film è iniziato da cinque minuti.
Wade adesso non ha più ragioni per vivere: vuole uccidersi, ma non può. Come dimostra il flashforward all’inizio del film, non lo si può accusare di non provarci.
Se Deadpool 1 ruotava intorno alla vendetta, Deadpool 2 è incentrato sulla redenzione, che prenderà le (morbide) forme di un ragazzino sovrappeso, Rusty/Firefist (Julian Dennison): un mutante pronto a fare fuoco e fiamme (letteralmente) per sfogare la sua rabbia teen. Wade dovrà proteggere Firefist da Cable (Josh Brolin), punitore/terminator mezzo uomo e mezzo androide, venuto dal futuro per uccidere Rusty prima che questi scopra il gusto della morte (altrui) e diventi un tiranno sanguinario. Per farlo sarà ancora aiutato da Weasel (T.J. Miller, sempre bravo a interpretare un simpatico vigliacco); da Colosso, un omone sovietico dai muscoli e dall’etica d’acciaio; e da un’improbabile squadra di eroi (tra cui spicca Domino, interpretata da Zazie Beets, eroina dalla fortuna sfacciata) per cui Wade sceglie il nome neutrale di “X-Force”, in polemica con il più maschilista “X-Men”.
Questo ultimo dettaglio è la conferma della qualità migliore di Deadpool: è l’unico supereroe capace di prendere in giro se stesso e l’inflazionato genere a cui appartiene, restando però al tempo stesso, nonostante tutto, cattivo e truce, intelligente e sovversivo. Questo secondo capitolo è esagerato in tutti i sensi – violenza, esplosioni, battutacce, riferimenti al mondo Marvel e persino al suo creatore Stan Lee, inside jokes, ammazzamenti, rotture della quarta parete e via così – e alla lunga rischia di far girare la testa. Ma il film ha una trama, cosa non da poco, oltre a una serie di trovate francamente geniali che iniziano con la grafica dei titoli di testa e non si fermano più (non abbiate fretta di andarvene dal cinema). Senza rovinarvi la sorpresa, ecco qualche chicca che troverete: Wolverine, un Brad a sorpresa, Lanterna Verde, gambe da bambino. Quando vedrete, capirete, e godrete.