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David O. Russell – Joy

Leggi la recensione del film con Jennifer Lawrence su RollingStone.it
3 / 5

Nel raccontare la storia della donna che ha inventato il Miracle Mop, il regista-sceneggiatore David O. Russell, che ha scritto la storia con Annie Mumolo, parte con un inizio traballante, costruisce una parte centrale magnificamente satirica e finisce con un mugolio. Quindi, dovreste vedere Joy? Io gli darei una possibilità. Il talento rinfrescante dell’uomo dietro The Fighter, Il Lato Positivo – Silver Linings Playbook e American Hustle – L’Apparenza Inganna è ancora lì a brillare, anche in questo pasticcio.

E ho detto che Jennifer Lawrence è la protagonista? La 25enne stella, anzi, supernova, dimostra di nuovo che può fare tutto, muoversi tra tragedia e comicità senza perdere un colpo. Il suo lavoro non è facile. Russell ha trasformato in film la vita di Joy Mangano, la madre di Long Island che ha fatto milioni dal design del mocio autostrizzante. Russel la vede come se rappresentasse tutte le donne, mettendole così sulle spalle quattro decadi di lotte per liberarsi dall’ombra maschile. Il padre di Joy (uno splendido ottuso De Niro) non crede in lei, nonostante stia vivendo nel suo scantinato con il suo ex marito (Edgar Ramirez) mentre sua madre (Virginia Madsen) vive nella camera da letto, incollata alla TV a guardare soap opera che Russell prende in giro con scarso successo. Questo nonostante la presenza di alcuni volti noti come Susan Lucci e Maurice Benard. Il film è raccontato dalla nonna orgogliosa di Joy (Diane Ladd), che adorna ancora di più le già splendenti qualità di Joy.

Il film si accende quando Joy ottiene in prestito un capitale dalla nuova avara fidanzata del padre (la sempre meravigliosa Isabella Rossellini), che la porta davanti a un boss della QVC (un raffinato e concentrato, Bradley Cooper) che la porta a vendere il suo mocio e anche se stessa. Russell e la Lawrence tirano fuori il meglio di loro stessi per mostrare la battaglia di Joy per recuperare il suo umore e la sua umanità in un mondo di rozzo spirito commerciale. Ma non ci sono denti nel morso di Russell questa volta. La sua ammirazione per Joy ha offuscato la sua visione. E lascia che l’emozionante costruzione dell’impero faccia affogare il film in un mare di clichés. La brutta notizia è che il film di Russell non è una gioia per tutta la durata. Quella buona è che lo è Jennifer Lawrence.

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