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Courtney Barnett – Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit

Courtney Barnett è solo agli inizi, ma può già essere considerata una delle cantautrici più argute e originali del momento. La 27enne australiana ha l’autoironia di una Lena Dunham, con dei testi pieni di immagini che non riesci a scrollarti di dosso e personaggi di cui vorresti sapere di più. Barnett ha cominciato a farsi […]
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Courtney Barnett è solo agli inizi, ma può già essere considerata una delle cantautrici più argute e originali del momento. La 27enne australiana ha l’autoironia di una Lena Dunham, con dei testi pieni di immagini che non riesci a scrollarti di dosso e personaggi di cui vorresti sapere di più.

Barnett ha cominciato a farsi notare nel 2013, con il doppio Ep A Sea of Split Peas; la sua scrittura è maturata incredibilmente in Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit, il cui titolo riassume alla perfezione il suo più grande talento: creare canzoni indimenticabili su temi apparentemente banalissimi.

Small Poppies costruisce un’odissea blues di 7 minuti sulla questione se tosare o meno il prato. In Dead Fox, l’inizio comico sul cercare di mangiar sano senza spendere tanto dà adito a un esilarante monologo su un piccolo sbrocco al volante.

Alcuni tra i pezzi più forti dell’album sono quelli più riflessivi, in particolare la struggente Depreston, in cui c’è Barnett che gira in macchina per la periferia in cerca di una casa non troppo costosa. Ne trova una bella, ma spuntano fuori particolari tetri: la tizia che ci viveva prima è morta e si vede la foto di un ragazzo (il marito? Il figlio?) in Vietnam. Cosa dovrebbe fare lei? Radere al suolo la casa e ricominciare da capo per rispettare il passato di quegli sconosciuti? Non può permetterselo economicamente. Ok, meglio ritornare agli affitti.

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