Si esce dal cinema dopo avere assistito allo scatenato, esilarante cazzeggio di Sausage Party pensando: ho visto davvero questo film, oppure ho avuto un’allucinazione? E lo dico nel migliore senso possibile. Seth Rogen, che ha firmato la sceneggiatura con Evan Goldberg, Kyle Hunter e Ariel Shaffir (il team diabolico dietro al mattissimo Facciamola finita del 2013) ha portato avanti per anni il sogno di propinarci un film di animazione vietato ai minori, che affrontasse di petto temi come la crisi in Medioriente, la non-esistenza di Dio e la vita sessuale dei prodotti da supermercato. E Rogen riesce a reglarci tutto questo e anche di più, oltre a dare voce a Frank, un wurstel che sogna di uscire dalla sua confezione profilattica per introdursi dentro le bianche, farinose morbidezze di una pagnottella di nome Brenda (Kristen Wiig). Rogen è un genio comico che a questo giro ha probabilmente voluto strafare. Eppure non si può fare a meno di amarlo per questo.
Sausage Party ci dimostra che siamo esattamente ciò che mangiamo, beviamo e acquistiamo. Tutti i prodotti del supermercato di Rogen (l’animazione è davvero fantastica) dicono un casino di parolacce, però credono ugualmente nella possibilità di essere selezionati da qualche consumatore e condotti nel Grande Aldilà, un luogo felice dove tutti finalmente troveranno il loro destino – e ogni salsicciotto la sua paninetta. Le prime scene, idilliache, ricordano un po’ Toy Story. Ma è un’illusione che il film demolisce presto, con scene truculente degne di Salvate il soldato Ryan (se i registi Vernon e Tiernan hanno avuto qualche direttiva dai produttori, non si nota assolutamente). Ho letteralmente ululato dalle risate davanti a Edward Norton che evoca lo spirito di Woody Allen per dar voce a un polemico bagel, sempre pronto ad azzuffarsi per motivi territoriali con un pane arabo (David Krumholtz). Anche Salma Hayek spacca nei panni di una tortilla bi-curiosa che si è infatuata di Brenda. E ancora, Michael Cera è eccellente nel ruolo di Barry, un mini-wurstel ossessionato dalla domanda se sia più importante la lunghezza, o la circonferenza. Ma forse il migliore è Nick Kroll, che dà voce a un irrigatore vaginale di nome Douche, e riesce a strappare allo spettatore le risate più selvagge e proibite.
Vabbè, potrei andare avanti così per tutto il cast. Ma perché rovinarvi il divertimento? Andate a scoprire questa figata per i fatti vostri. Occhio però: solo un bastardo porterebbe i propri i bambini a vedere questo film. Ne uscirebbero traumatizzati.