Collection of Mana – Recensione | Rolling Stone Italia
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Collection of Mana – Recensione

Square Enix ci invita a fare un triplo salto mortale carpiato nel passato con la raccolta di una delle sue serie meno conosciute in Europa

Giocati in modalità portatile i tre titoli sono ancora piacevoli da guardare, ma su una TV il discorso cambia.

Seiken Densetsu è il titolo giapponese della serie Mana, che in patria conta un buon numero di estimatori nonostante le uscite a dir poco sporadiche. In occidente questo franchise non ha mai occupato un posto di rilievo sotto i riflettori, principalmente perché non tutti i capitoli hanno superato i confini giapponesi ma anche per una certa confusione che nel tempo si è andata a creare a causa di alcuni scellerati cambi di titolo per i mercati europeo e americano. Il primo era una sorta di spin-off venduto come Final Fantasy Adventure negli Stati Uniti e Mystic Quest in Europa. Dopo questo primo esperimento la saga riuscì fortunatamente a staccarsi dalle ingombranti ombre che l’avevano preceduta, creando un suo piccolo universo narrativo che nel corso dei capitoli ha mantenuto alcuni punti fermi: la presenza dell’albero protettore del pianeta, l’eroe leggendario e inconsapevole che può brandire la spada del Mana e così via.

Gli extra inclusi sono davvero poca cosa. Niente museo digitale e non c’è traccia dei manuali di gioco.

Revival estivo

La Collection of Mana che Square Enix ha annunciato insieme al remake di Trials of Mana contiene i primi tre capitoli della saga. Le versioni di Final Fantasy Adventure, Secret of Mana e Trials of Mana incluse nella collection sono le stesse che giravano rispettivamente su GameBoy e Super Nintendo, emulate egregiamente grazie al lavoro certosino del team M2, già apprezzato nella serie Sega Ages e nelle recenti raccolte Konami. Di solito quando una compilation comprende titoli piuttosto vecchi ai quali non è stato fatto alcun lifting la prima domanda che ci si pone è: come sono invecchiati? Nel caso i Mystic Quest /FF Adventure purtroppo la risposta è “male”. Nonostante per l’epoca fosse un RPG con buoni spunti, rigiocarlo nel 2019 è come rivedere una ex dopo 15 anni… ci si chiede perché all’epoca ci fosse piaciuta. Sarebbe stato sicuramente più furbo inserire il remake uscito anni dopo con il titolo Sword of Mana. Il discorso è fortunatamente diverso per Secret of Mana, che essendo uscito anni dopo su un hardware ben più potente ha resistito meglio allo scorrere del tempo sia sotto il profilo artistico che ludico. Oltre ad aver abbandonato i tradizionali scontri a turni in favore di un combat system in tempo reale, Secret of Mana consente anche di affrontare l’avventura in coop con altri due giocatori. Fu fonte d’ispirazione per molti capolavori successivi, tra i quali anche il supremo Chrono Trigger.

Il prossimo anno uscirà il remake di Trials of Mana, forse vale la pena aspettare per godersi questo capolavoro.

Fuori dai confini

Per il terzo gioco incluso nella raccolta, Seiken Densetsu 3 (Trials of Mana), si tratta di una prima volta nei mercati occidentali. Mai prima d’ora il gioco era stato pubblicato in Europa e giocandoci non possiamo che rivolgere pesanti insulti agli allora responsabili del publishing all’estero. È sicuramente il capitolo più particolare e originale dell’intera serie, oltre che il più avanzato dal punto di vista grafico. All’epoca fece cadere parecchie mascelle degli utenti Super Nintendo e ancora oggi si difende bene dimostrando che gli sprite 2D invecchiano MOLTO MEGLIO dei poligoni 3D. La caratteristica che rende Trials of Mana incredibile ancora oggi è la possibilità di selezionare tre personaggi tra i sei disponibili, cambiando di fatto lo svolgimento dell’intero gioco in base alla scelta. Una feature del genere rende questo terzo episodio immensamente rigiocabile.

Bizzarra l’opzione che permette di personalizzare stile e colore delle finestre di dialogo. Non si vede spesso.

Pigrizia o strategia?

Il valore storico di questa raccolta non si discute, ciò che ci lascia perplessi è la scelta di non includere i capitoli rimanenti che avrebbero sicuramente reso il “pacchetto” ancora più appetibile visto il prezzo di lancio di 40 Euro. Per quanto riguarda gli extra siamo ben al di sotto della soglia del minimo indispensabile, con un pugno di filtri grafici, un player delle colonne sonore e l’opzione Quick Save a dare un senso davvero misero alla dicitura “Extra”. Due capitoli su tre ancora oggi meritano di essere giocati e garantiscono un monte ore davvero eccellente ma per meritarsi l’appellativo di “collezione” un prodotto deve garantire un certo senso di completezza che in Collection of Mana purtroppo manca.

Produttore: Square Enix

Distributore: Square Enix

Lo puoi giocare su: Switch