Cheo Hodari Coker - Luke Cage | Rolling Stone Italia
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Cheo Hodari Coker – Luke Cage

Leggi la recensione della nuova serie Marvel per Netflix su RollingStone.it

La collaborazione Marvel-Netflix si è dimostrata finora un sodalizio vincente e ambizioso, che non teme il confronto con l’universo cinematografico Marvel-Disney che sbanca al botteghino a ogni nuovo cinecomic. Dopo due stagioni di Daredevil e una di Jessica Jones (presto anche Iron Fist e The Punisher) ecco spuntare un altro tassello che andrà a comporre la speciale miniserie The Defenders, nella quale tutti gli eroi Marvel-Netflix si ritroveranno uniti contro un nemico comune per salvare New York. La tessera in questione è Luke Cage, il Superman afroamericano dalla pelle d’acciaio che non vola e parla molto poco, già incontrato nel corso delle avventure della detective-che-può-sollevare-le-auto Jessica Jones.Che la tv sia sempre più black lo dimostrano i successi di Empire e Atlanta, di conseguenza un prodotto che narra le gesta del primo supereroe afroamericano della tv era inevitabile, oltre che auspicabile. Così Luke Cage ci trascina via dal grigio quartiere newyorkese di Hell’s Kitchen e ci conduce ad Harlem, cuore pulsante della comunità afroamericana di New York. Se da una parte questa componente fa sì che la voce della serie emerga in maniera molto più cristallina e potente, raccontando la voglia di riscatto sociale del ghetto che può anche farsi risentimento sociale (di cui è portabandiera il “Big Bad” Cottonmouth), dall’altra, per motivi forse più legati a problemi congeniti delle serie Marvel-Netflix pensata per il binge-watching, i primi episodi mostrano il fianco a una certa lentezza narrativa. È chiaro che l’andamento del racconto sia ispirato al ritmo di opere di riferimento per atmosfere e tematiche (The Wire, per esempio, con i dovuti aggiustamenti del caso). Peccato che, almeno nei primi episodi, non ne replichi l’incisività. Bisogna aspettare quattro puntate prima che la lenta introduzione abbia una conclusione e si cominci a entrare nel vivo. A rimetterci è principalmente il personaggio di Luke Cage, che, già presentato in Jessica Jones, risulta fra i tanti quello meno vibrante, sebbene Mike Colter abbia la faccia giusta. Purtroppo è scalzato dalla più carismatica detective Misty Knight e dal cattivissimo Cottonmouth.Luke Cage è una serie coerente con l’universo televisivo Marvel-Netflix, anche se con l’incipit meno convincente finora (c’è da dire che, dal canto suo, Jessica Jones si perdeva dopo la prima metà di stagione, quindi non è detto che stavolta non possa avvenire l’esatto contrario). Gli resta però abbastanza potenziale per riuscire a regalarci un altro eroe degno di un posto in The Defenders.

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La collaborazione Marvel-Netflix si è dimostrata finora un sodalizio vincente e ambizioso, che non teme il confronto con l’universo cinematografico Marvel-Disney che sbanca al botteghino a ogni nuovo cinecomic. Dopo due stagioni di Daredevil e una di Jessica Jones (presto anche Iron Fist e The Punisher) ecco spuntare un altro tassello che andrà a comporre la speciale miniserie The Defenders, nella quale tutti gli eroi Marvel-Netflix si ritroveranno uniti contro un nemico comune per salvare New York. La tessera in questione è Luke Cage, il Superman afroamericano dalla pelle d’acciaio che non vola e parla molto poco, già incontrato nel corso delle avventure della detective-che-può-sollevare-le-auto Jessica Jones.

Che la tv sia sempre più black lo dimostrano i successi di Empire e Atlanta, di conseguenza un prodotto che narra le gesta del primo supereroe afroamericano della tv era inevitabile, oltre che auspicabile. Così Luke Cage ci trascina via dal grigio quartiere newyorkese di Hell’s Kitchen e ci conduce ad Harlem, cuore pulsante della comunità afroamericana di New York. Se da una parte questa componente fa sì che la voce della serie emerga in maniera molto più cristallina e potente, raccontando la voglia di riscatto sociale del ghetto che può anche farsi risentimento sociale (di cui è portabandiera il “Big Bad” Cottonmouth), dall’altra, per motivi forse più legati a problemi congeniti delle serie Marvel-Netflix pensata per il binge-watching, i primi episodi mostrano il fianco a una certa lentezza narrativa. È chiaro che l’andamento del racconto sia ispirato al ritmo di opere di riferimento per atmosfere e tematiche (The Wire, per esempio, con i dovuti aggiustamenti del caso). Peccato che, almeno nei primi episodi, non ne replichi l’incisività. Bisogna aspettare quattro puntate prima che la lenta introduzione abbia una conclusione e si cominci a entrare nel vivo. A rimetterci è principalmente il personaggio di Luke Cage, che, già presentato in Jessica Jones, risulta fra i tanti quello meno vibrante, sebbene Mike Colter abbia la faccia giusta. Purtroppo è scalzato dalla più carismatica detective Misty Knight e dal cattivissimo Cottonmouth.

Luke Cage è una serie coerente con l’universo televisivo Marvel-Netflix, anche se con l’incipit meno convincente finora (c’è da dire che, dal canto suo, Jessica Jones si perdeva dopo la prima metà di stagione, quindi non è detto che stavolta non possa avvenire l’esatto contrario). Gli resta però abbastanza potenziale per riuscire a regalarci un altro eroe degno di un posto in The Defenders.

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