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C’è un Beck a Torpignattara: Calcutta diventa mainstream

C'è qualcosa di nuovo, è un salto generazionale: Edoardo si è trasformato nel Beck di Torpigna
5 / 5

Mainstream è un gran disco, uno di quelli capaci tanto di raccontare la realtà quanto di chiamarsene fuori, indicandoci ironiche («Ti prego andiamo a Peschiera del Garda per fare un bagno») e romantiche («Preferirei perderti nel bosco che per un posto fisso») vie di fuga.

Il contesto è importante: Edoardo Calcutta vive a Roma Est, caput mundi della consapevolezza slacker, novella Kobane del pensiero indie alternativo (già, c’è pure qualche Rambo liberal che twitta di voler bombardare il Pigneto) dove un tizio ha scritto su un muro «I’m a loser baby, so why don’t you Tor Pignattara».

Se Calcutta è davvero il Beck di Torpigna la sua Loser è Cosa mi manchi a fare, un manifesto dello struggimento d’amore – Volevo solo scomparire in un abbraccio, canta il nostro – ai tempi del Dal Verme, il Roxy Bar del quartiere a cui Calcutta dedica un intermezzo musicale tutto droni. Intorno all’ingombrante contesto ci stanno le canzoni: la capacità di raccontare piccole storie di vita alla Dalla (Frosinone), di creare ritornelli ubriachi e indelebili alla Vasco (Milano), e di essere contemporaneo – suo malgrado – al racconto dei rapper (“Stai a dieta da una vita e non ce la fai più” canta in Limonata) fanno di Calcutta un cantautore di qualità.

Musicalmente c’è qualcosa di nuovo, un salto generazionale che sta nella naturalezza con cui Calcutta passa dalla chitarra acustica all’elettronica lo-fi, creando un sound emozionale che ha molto in comune con i dischi di Iosonouncane e I cani (Niccolò Contessa suona il piano in Limonata).

Quindi cinque stellette su cinque e gli si perdona pure qualche licenza poetica di troppo: quando canta «Mi prenderò un gelato con il tuo sapore» pare di sentire il Jovanotti della «gomma al gusto di bicicletta».

Ma ci sta, perché un disco d’amore senza sbavature non è un vero disco d’amore. Mainstream sarà la nostra coperta per mettere al riparo il languore dall’inverno. In attesa dei live, dove potremo tenere l’accendino accesso quando canta il ritornello di Del Verde «Ti presterò i miei soldi per venirmi a trovare…».

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