Bruce Springsteen - Chapter and Verse | Rolling Stone Italia
Recensioni

Bruce Springsteen – Chapter and Verse

Leggi la recensione dell'album di Bruce Springsteen su Rollingstone.it

Non poteva che intitolarsi Born to Run l’autobiografia di Bruce Springsteen (di cui avete letto a pag. 45, ndr) uscita il 27 settembre in contemporanea mondiale (in Italia grazie a Mondadori) e anticipata dall’uscita, il 23, giorno del 67esimo compleanno del Boss, di questo Chapter and Verse. Concepito come un compendio sonoro alla lettura, un vero e proprio manuale di accompagnamento musicale al libro composto da 18 brani, tanti quanti sono i capitoli del volume, Chapter and Verse è, già nel concept, qualcosa di più di un semplice “Best of”. Al suo interno, cinque brani inediti appartenenti alle prime formazioni di Springsteen, a partire dai The Castiles, che con Baby I in apertura ci introducono in meandri non troppo segreti – il pezzo è noto ai fan da tempo – dei suoi esordi garage, fino al sound più acido e grezzo degli Steel Mill con una He’s Guilty (The Judge Song) tutta hendrixiana. Una selezione in progressione che piano piano si ripulisce sempre un po’, dando spazio alla cura nella produzione e lasciando emergere, contemporaneamente, l’anima autoriale di un Bruce Springsteen sempre più padrone dei giochi. Quando parte Henry Boy, ultima dei cinque inediti, coi suoi passaggi in minore già tipici della scrittura di Springsteen, e subito si vola su Growin’up, accade qualcosa: lì è come se l’ascoltatore e il lettore leggessero e insieme, contemporaneamente, ascoltassero l’effettiva rivelazione del Boss nel racconto di una vita da working class hero che ridefinisce il rock a-la-Guthrie e dalla vita modesta del New Jersey si sposta al Village, a New York, con Asbury Park ancora in mente, pronta a essere raccontata. Da lì in poi la storia è nota, quella stessa che si consuma ancora con quattro ore di rito collettivo che ogni volta avvolgono gli stadi di tutto il mondo: Born to Run, Badlands, The River, Born in the U.S.A., Living Proof, The Rising e in ultimo Wrecking Ball sono solo alcuni dei passaggi che scandiscono la felicissima e già immortale epopea Springsteen.

L'intervista è stata pubblicata su Rolling Stone di settembre. Potete leggere l'edizione digitale della rivista, basta cliccare sulle icone che trovi qui sotto.
rolling-appstorerolling-googleplay

Leggi la recensione dell'album di Bruce Springsteen su Rollingstone.it

Non poteva che intitolarsi Born to Run l’autobiografia di Bruce Springsteen (di cui avete letto a pag. 45, ndr) uscita il 27 settembre in contemporanea mondiale (in Italia grazie a Mondadori) e anticipata dall’uscita, il 23, giorno del 67esimo compleanno del Boss, di questo Chapter and Verse. Concepito come un compendio sonoro alla lettura, un vero e proprio manuale di accompagnamento musicale al libro composto da 18 brani, tanti quanti sono i capitoli del volume, Chapter and Verse è, già nel concept, qualcosa di più di un semplice “Best of”. Al suo interno, cinque brani inediti appartenenti alle prime formazioni di Springsteen, a partire dai The Castiles, che con Baby I in apertura ci introducono in meandri non troppo segreti – il pezzo è noto ai fan da tempo – dei suoi esordi garage, fino al sound più acido e grezzo degli Steel Mill con una He’s Guilty (The Judge Song) tutta hendrixiana. Una selezione in progressione che piano piano si ripulisce sempre un po’, dando spazio alla cura nella produzione e lasciando emergere, contemporaneamente, l’anima autoriale di un Bruce Springsteen sempre più padrone dei giochi. Quando parte Henry Boy, ultima dei cinque inediti, coi suoi passaggi in minore già tipici della scrittura di Springsteen, e subito si vola su Growin’up, accade qualcosa: lì è come se l’ascoltatore e il lettore leggessero e insieme, contemporaneamente, ascoltassero l’effettiva rivelazione del Boss nel racconto di una vita da working class hero che ridefinisce il rock a-la-Guthrie e dalla vita modesta del New Jersey si sposta al Village, a New York, con Asbury Park ancora in mente, pronta a essere raccontata. Da lì in poi la storia è nota, quella stessa che si consuma ancora con quattro ore di rito collettivo che ogni volta avvolgono gli stadi di tutto il mondo: Born to Run, Badlands, The River, Born in the U.S.A., Living Proof, The Rising e in ultimo Wrecking Ball sono solo alcuni dei passaggi che scandiscono la felicissima e già immortale epopea Springsteen.

L’intervista è stata pubblicata su Rolling Stone di settembre.
Potete leggere l’edizione digitale della rivista,
basta cliccare sulle icone che trovi qui sotto.
rolling-appstorerolling-googleplay

Altre notizie su:  Bruce Springsteen