‘Bros’: Billy Eichner voleva rivoluzionare la commedia romantica. Missione compiuta | Rolling Stone Italia
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‘Bros’: Billy Eichner voleva rivoluzionare la commedia romantica. Missione compiuta

L’attore e autore comico noto per ‘Billy on the Street’ realizza una sorta di ‘Harry, ti presento… Harry’. Ovvero una love story vecchia maniera che è anche una storia della comunità lgbtq+. Che si svela al pubblico mainstream finalmente senza filtri

Billy Eichner e Luke Macfarlane in ‘Bros’ di Nicholas Stoller

Foto: Universal Pictures

Billy Eichner è un generatore di comicità e creatività che ha sempre interpretato ruoli orgogliosamente sopra le righe (Parks and Recreation, Bob’s Burger e l’assai sottovalutato Difficult People). Ha dato voce a personaggi animati (Angry Birds – Il film, Timon nella versione live-action del Re leone). Ha messo a tacere in meno di 240 caratteri tutti gli hater su Twitter. Ha condotto il più grande show televisivo di assalti su suolo pubblico (Billy on the Street). È l’unico essere umano ad aver dato il volto sia a Walt Whitman che a Matt Drudge.

Ora l’autore-produttore-attore 44enne vuole diventare una star del cinema. Di più: un divo comico-romantico in stile Old Hollywood. E non in una rom-com vecchia maniera come tante, ma in un film prodotto da Judd Apatow con un alto budget, come si faceva prima che i multiplex rimanessero deserti per colpa di Netflix & Co. Per di più, in una commedia che racconta direttamente ciò che Eichner ha vissuto da uomo omosessuale che vive a New York. Insomma, voleva realizzare e interpretare una storia d’amore che potesse diventare la più sfacciata, sincera, divertente rom-com lgbtq+ di tutti i tempi.

Fate attenzione ai tre aggettivi usati: sono quelli che Bros, il film che Eichner ha co-sceneggiato insieme al regista Nicholas Stoller (nelle sale italiane dal 3 novembre, ndt), ha usato come metro. Effettivamente, è senza dubbio la commedia romantica gay più sfacciata mai prodotta da una major hollywoodiana (la Universal), con tanto di sveltine procurate via Grindr, scene esplicite di sesso tra uomini (e relativi incidenti), fughe a Provincetown (storica meta di villeggiatura gay, ndt), battute in codice che solo “la comunità” può capire, e la gestione di un quarto incomodo durante una piccola orgia. Si prende la briga di uscire dal seminato del genere per essere sincera al 100%, mostrando l’universo gay a tutti, senza paura o vergogna di mettere in piazza anche i panni sporchi. Ed è genuinamente divertente proprio perché possiede quelle due qualità precedenti: niente è stato edulcorato o censurato per accontentare le platee mainstream. Eichner non ha paura di camminare su un filo sottilissimo teso tra la rappresentazione e l’irriverenza, la tenerezza e la nevrosi. Ed è spassoso perché si sente che il suo umorismo viene dalla vita vera: non è mai ridicolo, ma reale.

Il suo personaggio, un autore di podcast di nome Bobby, è un fiero realista. L’ultima cosa che vuole è una relazione monogama. “Non mi fido degli uomini gay”, dice al suo gruppo di amici intimi. “Io sono uno di loro, ed è proprio per questo che non mi fido”. Gli bastano gli incontri da una botta e via, e in più il suo sogno di aprire il primo museo dedicato alla Storia lgbtq+ sta finalmente diventando realtà. Quando una sera in un locale incontra Aaron (Luke Macfarlane), Billy pensa che sia un altro tipo noioso, un po’ stupido ed estremamente sexy. Scopre invece che è un avvocato, che per di più pensa che Bobby sia uno snob. Iniziano a flirtare. E a battibeccare. Ma c’è una scintilla. Sai già che stai assistendo all’incipit di un classico in stile Harry, ti presento… Harry. Si scambiano i numeri di telefono. Iniziano a mandarsi messaggi. Si accordano per un primo appuntamento, che per entrambi serve solo a farli finire a letto: nessuno dei due vuole “una relazione”. Ma la serata finisce con Bobby e Aaron che si baciano teneramente. Mentre Bobby se ne va, un’altra inquadratura ci mostra però Aaron che riceve dei “servizietti” per mano – pardon: per bocca – di due persone contemporaneamente. Se per voi è troppo, girate su Hallmark (canale specializzato in film romantici in stile Harmony, ndt).

Eichner vuole al tempo stesso avere la sua commedia romantica e, in qualche modo, criticarla dall’interno. Il film riprende lo schema codificato da Nora Ephron, ma lo riadatta alla Mattachine Society (una delle prime organizzazioni USA per i diritti degli omosessuali, ndt). Ci sono tutti gli elementi e i momenti romantici che solitamente associamo a questo genere cinematografico, ma anche sequenze che ti lasciano a bocca aperta per quanto sono spudorate. Il che vuol dire che sì, siamo nel pieno di una classica commedia romantica, ma da cui si può uscire anche con un cuore spezzato: e Bros non teme questa possibilità. Sembra di sentire Eichner dirci: “Non mi merito di avere anch’io una commedia romantica che metta in scena tutte le mie scelte sentimentali sbagliate, e le mie fissazioni, le mie passioni, e tutto le conseguenze relative?”. Non è quello che ci meritiamo tutti?

Fino alla fine, Bros mantiene la promessa. Ci sono gag da commedia demenziale accanto a battute intelligentemente ficcanti: parlando del gap generazionale in fatto di queer culture, Bobby a un certo punto sbuffa: “Noi abbiamo avuto l’AIDS, loro hanno avuto Glee”. E c’è anche un monologo di Eichner in cui dice di essere “troppo vecchio” per lo showbusiness e si chiede perché “il mondo è rimasto troppo indietro” e non ha permesso ai suoi genitori di vedere il suo successo; un monologo che sembra così personale che non riesci a trattenere le lacrime, quando lo ascolti.

Ma l’attore-sceneggiatore consegna anche una lettera d’amore alla sua comunità che, sembra suggerire, è anche un atto di solidarietà. Eichner ha fatto di tutto perché tutti i personaggi, anche quelli secondari e anche quelli eterosessuali, fossero interpretati da attori queer. “Non sto dicendo che un attore etero non deve mai interpretare un personaggio gay”, ha dichiarato a Variety, “volevo solo correggere uno squilibrio decisamente ingiusto”.

Quando Bobby porta Aaron a visitare il museo di Storia lgbtq+ prima dell’apertura, gli mostra tutti i pionieri, gli attivisti, i martiri che hanno lottato per i diritti della comunità: una lezione importante anche per gli spettatori. Bros sarà anche “solo” una commedia romantica, ma ti fa vedere anche quello che Eichner sta facendo, a modo suo, come parte di una storia, di una tradizione. Voleva fare una rom-com gay, ha realizzato quello che è sia un prodotto di intrattenimento per il grande pubblico, sia il suo modo di far arrivare a tutti una storia di battaglie e di diritti che spesso è stata occultata o negata. Missione compiuta.

Da Rolling Stone USA

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