‘Big Little Lies 2’, Meryl Streep asfalta tutti i dubbi sulla seconda stagione | Rolling Stone Italia
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‘Big Little Lies 2’, Meryl Streep asfalta tutti i dubbi sulla seconda stagione

Cast stellare e segreti condivisi tengono in piedi una serie che, nonostante sia andata oltre il materiale originale del romanzo di Liane Moriarty, funziona eccome

In questa primavera televisiva di “Siamo sicuri che una seconda stagione sia davvero una buona idea?”, sulla carta Big Little Lies potrebbe essere la voce più dubbia. Barry è tornata con perplessità sul fatto che potesse bilanciare il suo tono (cosa che non è sempre riuscita a fare) e Killing Eve con dubbi sul fatto che fosse in grado di sostenere la storia (cosa che non è mai riuscita a fare). Ma le prime stagioni di questi show non erano state classificate tra le limited series, come invece è accaduto a Big Little Lies (*). E BLL ha esaurito l’intero romanzo di Liane Moriarty su cui si basava, con un chiaro inizio, uno sviluppo e una fine per tutti i personaggi.

(*) All’epoca il fatto che non fosse in programma una seconda stagione ha permesso anche a BLL di presentarsi come limited serie agli Emmy, dove ha vinto otto premi. Se fosse stata in competizione tra i drama, il suo potere stellare avrebbe asfaltato The Handmaid’s Tale o l’attualità delle ancelle di Margaret Atwood avrebbe schiacciato le Monterey Five?

Ma Big Little Lies ha anche un buonissimo motivo – forse il migliore – per tornare. Non solo riunisce il cast originale composto da Nicole Kidman, Reese Witherspoon, Laura Dern, Shailene Woodley e Zoë Kravitz, ma aggiunge Meryl Streep, in uno dei pochi ruoli televisivi significativi della sua lunga e illustre carriera. Il talento non risolve tutti i problemi – e ci sono sicuramente alcuni inciampi, visto che BLL riapre una storia precedentemente chiusa – ma quando puoi abbagliare tutti con questa incredibile quantità di talento, i problemi diventano molto più difficili da notare.

Come la prima stagione, la seconda si apre all’inizio dell’anno scolastico, mentre le cinque mamme protagoniste – la vivace e aggressiva Madeline di Witherspoon, l’introversa Celeste (Kidman), l’agguerrita donna in carriera Renata (Dern), la Jane spezzata di Shailene Woodley e la Bonnie new age impersonata da Zoë Kravitz – accompagnano i figli in seconda elementare. Persino i personaggi sono consapevoli di essere bloccati in un loop: “Dobbiamo guadagnarci di nuovo i nostri distintivi di brave mamme”, si lamenta Madeline.”Siamo tutte ancora sotto giudizio”.

Ma c’è una grande differenza rispetto a quando le abbiamo incontrate per la prima volta. Le cinque donne ora sono legate da un segreto: Bonnie ha ucciso il marito violento di Celeste, Perry (Alexander Skarsgård) per impedirgli di prendersela con le altre. Tutte hanno detto alla polizia che Perry è caduto, per ragioni che hanno un senso tematico più che giuridico. (Bonnie si lamenta anche in questa stagione che avrebbero dovuto dire quello che è realmente successo, e nessuno si preoccupa di smentirla). Per Renata, questo significa entrare nella cricca contro cui aveva combattuto una guerra fredda. Per Bonnie, il cui matrimonio con l’ex marito di Madeline – Nathan (James Tupper) – l’ha resa un’outsider, è più difficile, perché porta sulle spalle un senso di colpa che nessuna delle amiche comprende fino in fondo. E per Celeste è tutto confuso: Confessa alla sua terapeuta, la dottoressa Reisman (Robin Weigert), di pensare ancora ai lati positivi di Perry. E l’arrivo dell’invadente e iper critica madre di Perry, Mary Louise (Streep), complica le cose per tutte e cinque le protagoniste.

Streep è una meraviglia passiva-aggressiva con un’opaca parrucca marrone e una voce troncata e leggermente nasale. Per come è scritto, il personaggio può essere a tratti terribile come un cattivo dei cartoni, anche se sta elaborando il dolore per la perdita del figlio – ed è alle prese con la notizia che il suo dolce ragazzo è cresciuto fino a diventare un violento che picchia la moglie e uno stupratore. Ma Streep riesce a trovare sfumature nell’orrore e a diventare gigante nei momenti che lo richiedono. (PS. Non dimenticherete più il suo urlo).

Gli altri attori avevano già esperienza nell’elevare una scrittura incostante. David E. Kelley, che ritorna come unico sceneggiatore (con Moriarty che condivide gli story credit in ogni episodio), rimane una scelta strana per la vetrina dell’attrice del momento. Sebbene parte della sua fama derivi dalla scrittura per le donne (Ally McBeal), Kelley si avvicina spesso al sesso opposto come se fosse un esploratore spaziale che cerca di comprendere una strana specie aliena. I suoi tic erano al loro peggio la scorsa stagione con le scene del coro greco – ampi e scherzosi interludi in cui altri genitori venivano interrogati dalla polizia su Madeline e sulle amiche. Gli ‘altri’ sono stati eliminati questa volta, che è per lo più è cosa buona, ma crea l’illusione che le Monterey Five siano le uniche mamme nella scuola.

Andrea Arnold prende il posto di Jean-Marc Vallée alla regia. Mantiene un po’ dello stile ellittico visivo e di editing di Vallée, in particolare nel modo in cui Perry continua ad apparire nei ricordi e nei filmati casalinghi. (Skarsgård è ancora un membro del cast regolare e ha più tempo sullo schermo di alcuni dei mariti ancora vivi). Ma Arnold sembra anche riconoscere che Witherspoon, Kidman ecc sono spesso servite meglio con un approccio meno appariscente; alcune delle scene più emozionanti della nuova stagione lasciano semplicemente che la camera indietreggi e si limiti a guardare queste grandi donne mentre lavorano.

Raccontando le conseguenze della morte di Perry e il successivo insabbiamento, la seconda stagione sta ampiamente nel territorio familiare della tv americana degli antieroi. Ma poiché queste donne non sono criminali in carriera, i primi episodi si concentrano saggiamente molto più sulla questione emotiva che su quella legale. Sembra che per Jane le cose stiano andando bene, dopo aver finalmente scoperto che lo stupratore che ha generato suo figlio Ziggy (il giovane Sheldon, Iain Armitage) era Perry. Ma il segreto sta logorando tutti gli altri in modi diversi, anche se il disturbo da stress post-traumatico di Bonnie è il più evidente. (E qui il personaggio di Kravitz, che nella prima stagione era un po’ l’ultima ruota del carro, diventa più completo). Kelley e Moriarty riconoscono anche che altri segreti della prima stagione hanno ancora molto da regalare, come Madeline che tradisce il tollerante marito Ed (Adam Scott, ancora strepitoso). E capiscono quanto grande e divertente fosse Laura Dern come cattiva secondaria, per non parlare di come continuare a tirare fuori quel mix di commedia e pathos dal suo personaggio, ora che è dalla stessa parte delle altre donne.

C’è un nuovo, straordinario arco narrativo su Renata e suo marito Gordon (Jeffrey Nordling), in larga parte parallelo alle vicende di Perry. Suggerisce che Big Little Lies potrebbe trovare nuova vita al di là del mistero che ha messo insieme quest’insolito gruppo di amiche. E anche se questa nuova storia si conclude prima della fine della stagione, Meryl Streep sarà comunque nelle nostre tv a scambiarsi insulti con Reese Whiterspoon e Nicole Kidman. Godiamocelo, finché dura.