Animal Kingdom | Rolling Stone Italia
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Animal Kingdom

Leggi la nostra recensione della serie con Ellen Barkin su RollingStone.it

Tra film e serie tv è sempre esistito un filo diretto. Adattamenti di pellicole di successo sono all’ordine del giorno sul piccolo schermo, soprattutto nel sistema tv statunitense. D’altronde, azzeccare un prodotto in termini commerciali non è mai facile, quindi puntare su un cavallo che ha già vinto in un’altra categoria è una scommessa sicura, che a volte ripaga (basta pensare a Fargo, Buffy l’ammazzavampiri e Friday Night Lights, per citare tre dei più riusciti). In un mercato seriale prossimo alla saturazione, questo meccanismo si è ancor più intensificato, con risultati spesso deludenti, sia per qualità che per ascolti: se si scommette facile, di solito, non si vince quasi niente. Di tanto in tanto però può capitare che, forse per la legge dei grandi numeri, da quest’operazione di riconversione esca fuori qualcosa di dignitoso: è il caso di Animal Kingdom. Animal Kingdom è un film australiano del 2010, diventato subito un caso internazionale. È la storia del giovane e timido Joshua che, in seguito alla morte della madre, va a vivere con la famiglia da cui lei era scappata anni prima, per motivi che presto si fanno chiari: i Cody sono una banda criminale. Amatissimo da pubblico e critica, è valso una nomination all’Oscar alla matriarca Jackie Weaver e ha dato una bella mano alla carriera di Ben Mendelsohn, poi Danny Rayburn in Bloodline. Adesso il canale TNT, nel pieno di un re-branding di contenuti, ne propone una versione per la tv via cavo americana. A compiere l’impresa John Wells, uno dei più grandi autori tv (E.R., The West Wing, Shameless) e Jonathan Lisco, dal cui sodalizio era già nato il poliziesco Southland. Così da Melbourne l’azione si sposta in California, cambiando registro visivo oltre che narrativo. Al posto del filtro verde di una città anonima e incolore, abbiamo il sole e le onde del Pacifico. Allo stesso modo, il legame ossessivo e violento all’interno di una famiglia che svaligia banche viene rimodellato in un’affettuosità morbosa, quasi incestuosa, tra fisici scultorei e madri procaci (non a caso la matriarca adesso ha le fattezze di Ellen Barkin). Il carattere seduttivo del male, il nucleo familiare che si fa agente di corruzione morale, in tutti i sensi. Animal Kingdom diventa così una soap criminale, l’educazione sentimental-malavitosa di un ragazzo che deve decidere che uomo diventare.

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Tra film e serie tv è sempre esistito un filo diretto. Adattamenti di pellicole di successo sono all’ordine del giorno sul piccolo schermo, soprattutto nel sistema tv statunitense. D’altronde, azzeccare un prodotto in termini commerciali non è mai facile, quindi puntare su un cavallo che ha già vinto in un’altra categoria è una scommessa sicura, che a volte ripaga (basta pensare a Fargo, Buffy l’ammazzavampiri e Friday Night Lights, per citare tre dei più riusciti). In un mercato seriale prossimo alla saturazione, questo meccanismo si è ancor più intensificato, con risultati spesso deludenti, sia per qualità che per ascolti: se si scommette facile, di solito, non si vince quasi niente. Di tanto in tanto però può capitare che, forse per la legge dei grandi numeri, da quest’operazione di riconversione esca fuori qualcosa di dignitoso: è il caso di Animal Kingdom.
Animal Kingdom è un film australiano del 2010, diventato subito un caso internazionale. È la storia del giovane e timido Joshua che, in seguito alla morte della madre, va a vivere con la famiglia da cui lei era scappata anni prima, per motivi che presto si fanno chiari: i Cody sono una banda criminale. Amatissimo da pubblico e critica, è valso una nomination all’Oscar alla matriarca Jackie Weaver e ha dato una bella mano alla carriera di Ben Mendelsohn, poi Danny Rayburn in Bloodline. Adesso il canale TNT, nel pieno di un re-branding di contenuti, ne propone una versione per la tv via cavo americana. A compiere l’impresa John Wells, uno dei più grandi autori tv (E.R., The West Wing, Shameless) e Jonathan Lisco, dal cui sodalizio era già nato il poliziesco Southland. Così da Melbourne l’azione si sposta in California, cambiando registro visivo oltre che narrativo. Al posto del filtro verde di una città anonima e incolore, abbiamo il sole e le onde del Pacifico. Allo stesso modo, il legame ossessivo e violento all’interno di una famiglia che svaligia banche viene rimodellato in un’affettuosità morbosa, quasi incestuosa, tra fisici scultorei e madri procaci (non a caso la matriarca adesso ha le fattezze di Ellen Barkin). Il carattere seduttivo del male, il nucleo familiare che si fa agente di corruzione morale, in tutti i sensi. Animal Kingdom diventa così una soap criminale, l’educazione sentimental-malavitosa di un ragazzo che deve decidere che uomo diventare.