A Toys Orchestra, la recensione di 'Lub Dub' | Rolling Stone Italia
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A Toys Orchestra, musica che fa sentire meno soli

Sono molto affezionato agli A Toys Orchestra, anche perché sono stato un adolescente con gli attacchi di panico e ricordo bene quanto la trilogia di pezzi intitolati, appunto, Panic attack mi facesse sentire meno solo. Sono passati quindici anni e le cose non sono cambiate: giusto l’altro giorno ero bloccato nel traffico, convinto di avere […]

Sono molto affezionato agli A Toys Orchestra, anche perché sono stato un adolescente con gli attacchi di panico e ricordo bene quanto la trilogia di pezzi intitolati, appunto, Panic attack mi facesse sentire meno solo.

Sono passati quindici anni e le cose non sono cambiate: giusto l’altro giorno ero bloccato nel traffico, convinto di avere un infarto. Stando alle parole di Enzo Moretto Lub Dub è “il mantra cardiaco che l’umanità canta in coro” dall’alba dei tempi e anche se il mio cardiologo dice che sono sano come un pesce, ho avuto un lub dub di meno alla notizia di un loro nuovo album.

Un ritorno che suona ancora più decadente e malinconico del solito, quasi rassegnato, senza nemmeno un tentativo di hit ammiccante. Coerente per una band sottovalutata da sempre e penalizzata per i testi in inglese. Noi però gli vogliamo bene così.

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