'A Beautiful Day', la recensione | Rolling Stone Italia
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‘A Beautiful Day’ e la violenza senza sentimenti di Joaquin Phoenix

Lynne Ramsay aggiunge al suo piccolo (ma strabiliante) curriculum un'altra perla, una sorta di 'Taxi Driver' con una spruzzata di thriller.

Joaquin Phoenix è semplicemente immenso in A Beautiful Day. La sua performance è infuocata – pericolosa se la si osserva troppo da vicino. E che squadra con la regista/autrice Lynne Ramsay, che aggiunge al suo piccolo ma strabiliante curriculum un’altra perla. Adattamento del romanzo del 2013 di Jonathan Ames, il film è un dramma intelligente che si insinua sotto la pelle.

Phoenix è Joe, un veterano che per pagare le bollette e le cure della madre malata si ricicla come sicario. Gli omicidi, però, pesano sulla sua stabilità mentale e il DPTS lo porta a pensieri suicidi. Si sporge sui binari del treno, infila la testa in un sacchetto di plastica e resta lì fino all’ultimo istante, poco prima che sia troppo tardi. Il suo capo (John Doman, da The Wire) lo distrae con un nuovo obiettivo: salvare Nina (Ekaterina Samsonov), la figlia 13enne del Senatore Albert Votto (Alex Manette). La bambina è stata rapita e costretta ad esaudire i desideri di ricchi pedofili: Joe dovrà tirarla fuori dall’appartamento di Manhattan dove è nascosta. La sua arma? Un martello a testa tonda. Il senatore lo ha pregato di essere brutale.

Questa la sinossi, una sorta di Taxi Driver con una spruzzata di temi da classico thriller. Ma non fatevi fregare dalle sensazioni familiari: Ramsay ha girato un film personale che trabocca di originalità e non cade mai nell’ovvio. E Phoenix si lascia andare alla violenza con un’autenticità che fa rabbrividire: la regista, per fargli capire lo stato mentale del suo personaggio, gli ha mandato un file audio di fuochi d’artificio e colpi di pistola. È un rumore che rimane in testa anche a chi guarda il film, anche quando tutto è silenzioso.

E ancora un grandioso Jonny Greenwood, con una colonna sonora che mescola il caos della strada con beat pulsanti. Ramsay non indugia mai sul gore, preferisce mostrare Joe mentre si prepara all’omicidio, o mentre ne subisce le conseguenze psicologiche. Ma è la tenerezza del personaggio il vero shock. Le scene con Nina, interpretata splendidamente dalla Samsonov, sono gli unici momenti in cui Joe si sente vivo e non abbandonato alle sue oscurità.

La messa in scena è espressionista, ellittica; Thomas Townend, direttore della fotografia, sa come illuminare una storia. Non ci sono sentimentalismi, neanche quando l’antieroe cerca una forma di redenzione: la regista ci ha regalato un film d’intensità sconvolgente, una lotta struggente per un po’ d’umanità.

A Beautiful Day dura poco più di 90 minuti. Fidatevi, non capirete cosa vi avrà colpito.

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