Blasphemous: un videogame a prova di nervi | Rolling Stone Italia
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Blasphemous: un videogame a prova di nervi

Castlevania e Dark Souls, miscelati insieme con coraggio e dedizione: un sogno a occhi aperti, a volte, può trasformarsi in incubo

Violenza, ettolitri di sangue e un gameplay quanto meno originale: successo assicurato? Lo vedremo.

I giochi arcade di un tempo erano sviluppati con l’intento di divertire e al tempo stesso spillare più soldi possibili agli avventori delle sale giochi. Ora quei tempi sono passati, ma il gusto per le avventure difficili è evidentemente rimasto in quella fascia di giocatori masochisti che amano essere presi a calci centinaia di volte prima di veder premiata la propria fatica. Dark Souls ha dato il via a questo trend e ha generato una miriade di imitazioni, che si sono allargate a macchia d’olio fino ad infettare praticamente tutti i generi. All’appello mancano solo i puzzle game e i giochi di guida, ma è questione di tempo. Blasphemous appartiene al genere Metroidvania, anzi lascia decisamente indietro Metroid e prova ad imitare Castlevania, aggiungendo l’anima nera e aspra dei souls-like. Visto il nome che porta non può che predire le imprecazioni che rivolgerete agli altissimi prima di riuscire ad arrivare alla fine.

Usando gli inginocchiatoi ripristinerete l’energia, riempirete le Boccette Biliari… e farete rivivere i nemici sconfitti.

Peccati mortali

Il protagonista è un penitente, un tizio che deve portare sulle spalle il peso di grossi peccati visto che dopo essersi risvegliato in cima ad una pila di corpi esanimi (e praticamente identici a lui) è costretto ad aggirarsi in luoghi da incubo che trasudano sofferenza, indossando tra l’altro un pesante copricapo a punta ricolmo di sangue. Questa sorta di Pyramid Head medievale è destinato a mondare le proprie colpe nel modo più brutale possibile. Ogni suo atto è un sofferenza, dall’acquisizione dei poteri al “salvataggio” delle anime che incontra. Non potrete fare a meno di provare una leggera sensazione di disagio proseguendo nell’avventura e questo è sicuramente l’obiettivo che il team di sviluppo è riuscito a centrare nel migliore dei modi. La storia che fa da sfondo a Blasphemous viene raccontata dai molteplici NPC che incontrerete, i quali proferiranno frasi apparentemente senza senso. Se avrete però la pazienza di ricostruire il puzzle mettendo insieme i vari pezzi insanguinati scoprirete una lore piuttosto intrigante e ovviamente tristissima.

Mai, mai… MAI farsi circondare da più di due nemici. L’inferiorità numerica nel 90% dei casi significa morte.

La morte si fa triste

Questo pesante velo di tristezza vi stimolerà ad andare avanti, anche e soprattutto per scoprire quali mostruosità vi attendono nella schermata successiva. Da questo punto di vista gli sviluppatori si sono sbizzarriti, dando vita a creature che non avrebbero sfigurato nei gironi infernali descritti da Dante Alighieri. Purtroppo da circa metà gioco in poi il design del bestiario che vi si parerà di fronte ha un brusco calo, parallelamente a quello della qualità di gioco. Tutto improvvisamente si appiattisce e diventa ripetitivo e la voglia di scoperta svanisce di conseguenza. A questo contribuisce anche una qualità delle fasi platform che fin dall’inizio non è eccezionale, con l’innalzarsi del livello di difficoltà però la precisione richiesta è fin troppo esagerata. In un souls-like è normale morire di frequente, ma se tale evento è in parte dovuto a falle nel game/level design le blasfemie sono destinate ad uscire direttamente dalla bocca del giocatore.

Anche la progressione dei livelli è piuttosto strana. Capita di incappare in zone decisamente toste, che si superano a fatica con generoso dispendio di sudore, per poi proseguire in parti della mappa assolutamente anonime e prive di qualsiasi grado di sfida. In un Metroidvania il bilanciamento dell’esperienza è fondamentale, purtroppo in Blasphemous questo aspetto non sembra essere stato curato con la dovuta perizia.

Le battaglie con i boss sono altalenanti. Alcune sono incredibilmente semplici, altre vi succhieranno via la vita.

Fine ultimo

Un vero peccato perché Blasphemous presenta elementi di gameplay in grado di attirare anche i giocatori meno avvezzi al suo genere di appartenenza. Per prima cosa il sistema di combattimento è estremamente semplice. Poche combo e pochi poteri, che verranno assorbiti e gestiti esattamente come nei classici Castlevania, dando al penitente una serie di abilità attive e passive da selezionare nelle apposite schermate. Rispetto a qualsiasi altro Souls poi non è essenziale imparare a memoria i pattern di attacco dei nemici, anche se la cosa aiuta, molto più importante è utilizzare al meglio la scivolata/schivata e la parata. Queste due tecniche non sono legate al consumo di Stamina, e già questo è un bel sollievo, ma vanno usate con precisione e tempismo per risultare davvero efficaci.

Le vostre sofferenze (reali e virtuali) vi porteranno su cammini diversi, che sfoceranno in uno dei finali possibili. Riuscire a capire come arrivare ad uno piuttosto che a un altro non è cosa semplice, ma forse è proprio questo il senso più recondito di Blasphemous: percorrere vie dolorose per arrivare ad un fine ultimo del tutto imprevedibile. Quanto questo possa piacere è difficile da dire, rimane il fatto che il gioco in questione è una grandissima occasione persa. Se il team The Game Kitchen avesse curato tutti gli aspetti del gameplay alla pari del maestoso comparto estetico e sonoro a questo punto staremo parlando di un nuovo “instant classic”. Purtroppo invece ci siamo ritrovati tra le mani un titolo dal potenziale enorme sfruttato poco e male.

Produttore: The Game Kitchen

Distributore: Team17

Lo puoi giocare su: PS4, Xbox One, Switch, PC

 

Blasphemous è pieno di scorciatoie e passaggi segreti. Esplorate ovunque e colpite ogni muro che trovate.