Catherine: Full Body e la fuga dalle relazioni di coppia | Rolling Stone Italia
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Catherine: Full Body e la fuga dalle relazioni di coppia

Uno dei giochi più strani di sempre dove non si spara, non si corre e non si uccide nessuno ma si combatte contro la paura delle relazioni amorose

La storia di Rin corre parallelamente a quella delle altre due ragazze e non influisce molto sulle loro vicende. Aggiunge però una nuova dimensione ai problemi di Vincent.

Quando Catherine uscì nel 2011 ero poco più che vent’enne, abbastanza grande da capire il senso di certi dilemmi esistenziali legati all’età ma decisamente troppo piccola per conoscerne gli effetti a lungo termine. Vincent, il protagonista “bamboccione” della storia che deve scegliere per mano del giocatore se fuggire con l’amante o legarsi seriamente alla sua compagna di vita, Katherine, non mi suscitava particolare empatia.
Le responsabilità, le ripicche e i tradimenti erano difficili da affrontare anche allora, ma per quanto dolorose potessero essere le loro conseguenze non si portavano dietro quel senso di fatalità che accompagna ogni decisione che prendi quando hai ormai superato la soglia dei trenta. Oggi, che mi ritrovo a guardare a Catherine da una prospettiva profondamente cambiata, inevitabilmente le mie scelte nel gioco mi hanno portato a raggiungere un finale diverso tra i molti disponibili, che mi ha ricordato ancora una volta quanto sia giusto amare questo piccolo, folle esperimento di Atlus perfettamente riuscito.

Al fianco di Vincent troveremo un nutrito cast di personaggi che con i loro consigli tenderanno a influenzare le nostre scelte.

Rin è proprio una figlia… del suo tempo

La differenza più importante tra l’edizione originale del gioco e questa riproposizione è l’aggiunta di Rin, un nuovo personaggio che trasforma il triangolo amoroso della storia in un parallelepipedo e che in comune con le altre due ragazze ha solo il suo interesse per il protagonista. Ma chi è questo Vincent, così popolare con le donne? È un uomo di trentadue anni decisamente comune, a dire il vero, il classico “salary man” schiacciato tra il peso di una routine lavorativa che lo abbrutisce ma allo stesso tempo gli regala il conforto di un’esistenza priva di ostacoli. Senza passioni, interessi o particolari ambizioni, Vincent sembra accettare passivamente il flusso controllato della sua vita, ma lo stesso non vale per la sua storica fidanzata, Katherine, che invece vuole fare il passo successivo. Nello specifico: il matrimonio, la famiglia, i figli.
Tra un tentativo e l’altro di Vincent di procrastinare ed eludere il discorso, nella sua vita irrompono due vistosi imprevisti che portano il nome di Catherine e Rin. La prima, presente già all’epoca della prima uscita del gioco, è la classica bomba sexy, provocante e disinibita, che farà di tutto per far cadere il nostro “eroe” in tentazione. La seconda, introdotta oggi, incarna il classico ideale della donna angelicata: fragile, dolce e comprensiva, è un balsamo lenitivo sulle ferite emotive di Vincent, e avendo perduto i ricordi è anche convenientemente priva di qualsiasi obbiettivo nella vita.
Stereotipi di donne che si inseriscono alla perfezione in un discorso iniziato quasi dieci anni fa, e che lo attualizzano nel migliore dei modi. Se Catherine rappresentava l’evasione, il divertimento e il riparo dietro la minaccia incombente della vita in famiglia, Rin emerge dal fondo di una nuova paura: quella della donna forte e sicura di sé, che pretende di soddisfare i propri desideri fino al punto da non accettare compromessi. Al contrato, Rin è sempre disponibile, accomodante e bisognosa di protezione, una via d’uscita apparentemente semplice dalle dinamiche complesse e spesso pericolose del gioco amoroso.

I nuovi blocchi combinati tra loro rendono ancora più complicato decifrare il gigantesco puzzle della torre.

Il peso delle responsabilità

Abbiamo detto che con Rin il rapporto di coppia diventa improvvisamente una cosa facile da far funzionare, o per lo meno così pare, per questo Atlus le ha destinato la medesima funzione nel gameplay. Il vero punto di forza di Catherine, allora come oggi, è infatti la capacità di far risuonare i temi e le inquietudini della trama nella parte puramente ludica dell’esperienza.
Ogni notte Vincent si trova a scalare una mostruosa torre di Babele fatta di pesanti blocchi di pietra sui quali arrampicarsi sempre più in fretta mentre la terra cede sotto ai suoi piedi. Questi macigni vanno spostati, impilati, spinti via per creare passaggi sicuri verso la salvezza in un rompicapo gigante, un meccanismo diabolico che sovrasta il piccolo uomo che lo affronta per ricordargli tutto il peso incombente della sua vita. I sogni, le ambizioni, le pressioni sociali e i rapporti interpersonali sono pietre e “blocchi”, nel senso psicologico del termine, che si accumulano sulla testa mentre si rincorre affannosamente un traguardo a malapena distinguibile.
Un gioco che già dai primi livelli appare sadicamente difficile e che all’epoca della sua prima uscita non lasciava tirare il fiato tanto facilmente; oggi invece arriva a proporsi ben due vie di fuga. La prima è una modalità automatica che permette di saltare completamente le sezioni puzzle per godersi solo la storia interattiva. La seconda è Rin, che con la salvifica melodia del suo pianoforte correrà in nostro soccorso quando le cose si metteranno male interrompendo momentaneamente il crollo della torre.

I livelli ora sono oltre 500, ai quali si aggiungono una modalità online competitiva e la possibilità di giocare in versione classica, senza i blocchi speciali.

Non esistono soluzioni facili

Catherine: Full Body sembra quindi un gioco più indulgente rispetto a quello di otto anni fa, ma se pensate che gli autori di Atlus vogliano incoraggiare certe scelte di comodo state prendendo un abbaglio. Saltare a piè pari i livelli puzzle, che qui sono stati raddoppiati e rinnovati con la presenza di nuovi blocchi speciali dalle forme più disparate, significa perdere completamente la chiave di lettura della storia, che potrebbe quasi sembrare l’ennesima visual novel dai risvolti horror in mancanza di questo necessario complemento. Barare al gioco dei blocchi è come tradire nella coppia, scegliere Rin perché (sembra) più facilmente gestibile delle altre due ragazze, rinunciare all’amore della propria vita per la paura di prendere di petto le inevitabili difficoltà che ogni relazione porta con sé. Oggi che la vita fa più paura di dieci anni fa e tutti sembriamo navigare a vista nel mare della nostra ansia generazionale, qualsiasi via di fuga può sembrare inizialmente benvenuta. Ma la soddisfazione di scalare quella torre e arrivare in cima grazie alle proprie forze è qualcosa per la quale vale decisamente la pena spaccarsi la testa.
Si contano davvero sulla punta delle dita i videogiochi che riescono a coniugare in maniera così impeccabile e intelligente quello che vogliono dirti con quello che ti lasciano fare e Catherine è sicuramente uno di questi.
Come un vino eccellente che con gli anni non peggiora ma acquista corpo, il suo “full body”, il titolo di Atlus col tempo è invecchiato nel migliore dei modi.

Produttore: Atlus

Distributore: Koch Media

Lo puoi giocare su: PS4