‘1917’: l’inferno della guerra in un miracolo della tecnica | Rolling Stone Italia
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‘1917’: l’inferno della guerra in un miracolo della tecnica

Sam Mendes racconta la Prima Guerra Mondiale in una missione che è insieme un clamoroso risultato tecnico e una storia profondamente sentita di eroismo sotto il fuoco nemico

George McKay in '1917'

Foto: Francois Duhamel/Universal Pictures

Nella prima inquadratura di questo film rivoluzionario sulla Prima Guerra Mondiale, due giovani soldati britannici – i caporali Schofield (George MacKay) e Blake (Dean-Charles Chapman) – vengono sorpresi a sonnecchiare in un campo. È l’ultima volta che loro, o noi del pubblico, riusciremo a prendere fiato. Per le due ore successive, il regista Sam Mendes e il direttore della fotografia Roger Deakins inseguiranno questi giovani in quellO che sembra un piano sequenza, trascinandosi mentre attraversano il territorio nemico in una missione per salvare vite umane. Gli ordini da parte del generale Erinmore (Colin Firth) sono chiari: devono farsi strada in un terreno minato e pieno di cadaveri in Francia, per consegnare un messaggio al colonnello Mackenzie (Benedict Cumberbatch), comandante del Secondo Battaglione. Contiene le direttive per annullare un’avanzata pianificata contro l’esercito tedesco, erroneamente ritenuto alle strette. Si scopre che è una trappola che potrebbe provocare il massacro di oltre 1.600 soldati britannici, incluso il fratello di Blake (la star di Game of Thrones e Bodyguard Richard Madden). Con le comunicazioni interrotte, l’unica speranza degli inglesi sono questi due ragazzi, praticamente dei novellini.

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E Schofield e Blake partono per la loro missione, nell’arco di un paio di giorni dell’aprile 1917, soffocati da una tensione che non si allenta mai. Mendes, che ha vinto un Oscar per il suo film d’esordio American Beauty nel 1999, e a teatro ha diretto produzioni pluripremiate come The Ferryman e The Lehman Trilogy, si mette alla prova. A proposito di quel singolo take: è impossibile, ovviamente. Anche altri registi, tipo Alejandro G. Iñárritu in Birdman e Alexander Sokurov nell’Arca russa, lo avevano già simulato. Ma Mendes, in una appassionata e artistica collaborazione con il montatore Lee Smith (Dunkerque) e Deakins, il suo partner creativo su Skyfall, Revolutionary Road e Jarhead, compie un vero e proprio miracolo. Qualsiasi timore di freddezza o espediente dovuti ai trucchi della tecnica viene immediatamente attenuato dal palpabile senso di intimità del film.

Per la sceneggiatura, che Mendes ha scritto con Krysty Wilson-Cairns (Penny Dreadful), il regista non ha consultato i libri di storia quanto le storie raccontate da suo nonno, Alfred Mendes, messaggero sul fronte belga al quale è dedicato 1917. Si percepisce l’influenza di altri film sullo stesso periodo storico, in particolare Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick e They Shall Not Grow Old di Peter Jackson, un documentario che ha ridato vita a filmati reali della Prima Guerra Mondiale. Ma Mendes segue la sua musa affiancando il terrore a una sorprendente tenerezza, come quando un biplano tedesco precipita dal cielo e Blake e Schofield cercano di salvare il pilota nemico. Immagini di guerra si contrappongono a momenti come l’incontro di Schofield con una donna e un bambino orfano nel villaggio bombardato di Écoust, dove una scaramuccia con un cecchino tedesco mette a dura prova Schofield, creando una breve pausa nello slancio in tempo reale del film.

In ogni caso, il regista si assicura che gli attori non vengano messi in ombra da una tecnica impressionante. Mark Strong (Kingsman) e Andrew Scott (l’hot priest di Fleabag) sono perfetti nei panni degli ufficiali britannici incontrati lungo la strada. Ma la vera anima di 1917 sono i due attori principali. Chapman (Tommen Baratheon di Game of Thrones) mostra lo spirito combattivo della giovinezza mentre Blake cerca di fare l’eroe. E MacKay (il figlio maggiore di Viggo Mortensen in Captain Fantastic) centra ogni sfumatura in una performance sorprendente. Sia che passi davanti ai soldati che attaccano il campo di battaglia o che venga bloccato da una voce che canta la tormentata Wayfaring Stranger, Schofield rimane determinato a completare la sua missione. E l’intensità bruciante del viso di MacKay, che riflette la ferocia e l’inutilità della guerra, lascia un segno indelebile. È grazie al suo fervore, unito alla passione creativa di Mendes in ogni inquadratura, che non riuscirete a scuotervi 1917 di dosso.

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