Zuma Jay, il cuore della vecchia Malibu che tiene i milionari sotto scacco | Rolling Stone Italia
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Zuma Jay, il cuore della vecchia Malibu che tiene i milionari sotto scacco

Jefferson Wagner, alias Zuma Jay, è stato due volte sindaco di Malibu ed è il motivo principale per cui la città è ancora vivibile e non è ancora diventata un parco giochi per gli 'uber rich'

Zuma Jay, il cuore della vecchia Malibu che tiene i milionari sotto scacco

Jay surfing Malibu during the Corral Fire 2007 in a yellow fire suit. Photo: Bill Parr.

Malibu non è quello che la gente pensa. Va bene, è anche quello: un viavai di Ferrari e Lamborghini, attori di Hollywood e musicisti strafamosi che mangiano indisturbati nei café del Village, case sulle spiaggia da milioni di dollari. Ma c’è dell’altro. L’energia trasmessa da quest’area che si estende per una quarantina di chilometri lungo la Pacific Coast Highway, (la cosiddetta 1), è impossibile da descrivere a parole. È mistica come i cimiteri indiani che cela nel sottosuolo, potente come la natura che la governa. Malibu è la comunità di gente che ci vive tutti i giorni preservandone l’autenticità, sono gli hippie che coltivano cannabis sulle montagne di Santa Monica e i senzatetto che vivono dentro furgoni per una semplice scelta di vita o dopo avere perso la casa con un incendio. Malibu è la sua comunità di surfisti; Surfrider Beach, il point break più ambito di tutti: l’onda perfetta che dura per goduriosi, interminabili attimi. Per sette settimane, racconterò le storia di alcuni dei personaggi che rendono ancora più speciale questo luogo.

Gli attori di Hollywood, poveracci, non possono più permettersi una casa sulle spiagge di Malibu. “Chi di loro l’ha comprata anni fa se la tiene stretta perché ora il mercato è nelle mani dei ricchissimi investitori, i cosiddetti uber rich“. Parola di Jefferson Wagner, alias Zuma Jay, due volte sindaco di Malibu, una volta sceriffo e attualmente membro del consiglio comunale. Non solo. Titolare dell’omonimo surf shop a due passi da Surfrider, Zuma Jay è tra i migliori in piazza quando si tratta di far esplodere in aria set cinematografici; è servito da controfigura a Clint Eastwood, è stato Marlboro man dal 1987 al 1993 e nello stesso periodo, il modello preferito dal celebre fotografo di moda Bruce Weber per le sue mega campagne pubblicitarie. Ma soprattutto conosce i segreti di Malibu, dove vive da 45 anni, e insieme agli altri membri del consiglio comunale, combatte per impedire che questa zona magica e ancora fuori dal tempo, venga sviluppata e deturpata dagli investitori.

Un esempio? Sono 10 anni che The Edge, chitarrista degli U2, vuole costruire 5 mastodontiche ville su in collina, una di fianco all’altra, ma il suo progetto viene sistematicamente bloccato. Spiega Zuma Jay: “Non è sostenibile dal punto di vista ambientale e l’abbiamo dovuto fermare. Ora non sono nella sua lista di amici e mi spiace, lo rispetto molto come musicista e come uomo ma se vuole costruire strutture giganti deve andare da qualche altra parte”. Ci sono anche celebrity dotate di coscienza ambientale che difendono Malibu e lo fanno in sordina, come Tom Hanks. “È una persona squisita, gli piace fare surf, ha una casa sulla spiaggia che ha comprato anni fa e che non si sogna di vendere. Tom e sua moglie Rita sono vere anime della vecchia Malibu, come loro figlio Colin, con cui ho anche lavorato un paio di volte su set cinematografici”. Altri vip che attivamente supportano Malibu attraverso donazioni, sono Chris Martin dei Coldplay, il regista di Stand By Me Rob Reiner, Leonardo di Caprio (e sua mamma) e Sean Penn, che tra l’altro è in prima linea nell’emergenza Covid, avendo fondato una no-profit per garantire il test del virus a chiunque ne avesse bisogno. Ci sono anche molte donne di successo come Victoria Principal, ex attrice, oggi regina dei cosmetici, che contribuiscono con importanti donazioni. “Lei è una delle tante industriali che ci aiuta, il loro contributo è cruciale: profilo basso e altissime disponibilità”. 

Jay with Clint and crew on the set of Flags of Our Fathers in Iceland. Courtesy Zuma Jay.

Il coyote e la lince rossa che cantano di notte, il gufo che bubola, meravigliosi uccellini colorati che fischiettano sui rami, delfini e balene che si avvistano dalla costa: Malibu appartiene alla natura e solo Madre Natura può mettere casa nelle sue distese di spazio vacanti. Il merito non è di qualche incantesimo o dello spirito dei nativi americani come mi credevo: quegli spazi vuoti che rendono la Malibu di oggi simile a quella di mezzo secolo fa, sono stati comprati dal comune per rimanere tali. “Negli ultimi 10 anni abbiamo speso più di 60 milioni di dollari per acquistare lotti di terra senza nulla sopra. Abbiamo comprato 25 acri di fronte a Broad Beach che con ogni probabilità potrebbero ospitare la proprietà più costosa del pianeta terra. Invece c’è solo un campo”. Per acquistarli il comune è andato in rosso ma riesce a gestire il debito grazie alle ingenti tasse sulle proprietà degli uber rich. “La vecchia Malibu si è imposta e ha detto no alle case mastodontiche, no ai centri commerciali”.

Le regole per costruire da queste parti sono infatti molteplici, come il limite di innalzare strutture al di sopra dei 28 piedi (circa 8.5 metri) affinché lo skyline resti immutato e l’oceano sia sempre visibile, anche per chi guida. “Amo imporre al milionario il limite dei 28 piedi”, tuona l’ex sindaco, “si credono chissà chi solo perché hanno un pozzo di denaro ma io sono stato eletto dagli abitanti, loro no. È divertente essere il tizio squattrinato con il negozio di surf che tiene i milionari sotto scacco. Dobbiamo starci attenti altrimenti qui diventa un’altra Beverly Hills”. La battaglia attuale del Comune è contro il Total Design Square Footage, ovvero la grandezza massima stabilita per le costruzioni: “C’è chi desidera una casa da 2000 metri quadri ma noi pensiamo sia irragionevole; chi vorrebbe enormi blocchi di cemento come vicini di casa?”.

Zuma Jay.

Zuma Jay, che nel 2011 è stato eletto “Ambientalista dell’anno” per il suo impegno a tenere pulite le spiagge e l’oceano, spiega che in passato si sono battuti anche per vietare l’uso del veleno per topi, perché nella catena alimentare causerebbe la morte di una serie di altri animali, e che Malibu è stata la prima città al mondo a vietare l’uso delle buste e degli utensili di plastica. Poiché si promuove il landscape naturale ed è impossibile modificare la maggior parte delle zone verdi, non c’è celebrity in grado di fermare gli incendi a cui l’area è soggetta. “L’ESHA (Environmental Sensitive Habitat Areas) è intoccabile, non permettiamo alla gente di distruggere le montagne, dice Zuma Jay, che insieme a molti altri (celebrity come Neil Young e Rick Rubin, ma anche i meno abbienti), ha perso casa nei violenti incendi del 2018. Nel tentativo di salvarla è finito pure all’ospedale in terapia intensiva: “I risparmi di una vita spariti in un giorno. Ma ho salvato il garage”.

È lì che teneva gli effetti speciali per far saltare i set cinematografi che gli sono valsi anche un Grammy con il video musicale dei Korn Freak on a Leash e un MTV Award per il video di Walking Contradiction dei Green Day, diretto da Roman Coppola. “Quando la sceneggiatura fa schifo, fai esplodere tutto” è il motto di Jefferson Wagner, che avrà un credito nei titoli di coda di Avatar 2 e 3 (l’uscita è in alt grazie al Covid), come responsabile per le armi da fuoco. Per i primi 20 anni nell’industria cinematografica è stato soprattutto di fronte alle telecamere come stuntman, facendo anche da controfigura a Clint Eastwood. “È un grande regista oltre che attore, uno di quelli che gira una scena solo due o al massimo tre volte. La sua filmografia è impressionante e non accenna a fermarsi”.

Se non avesse avuto l’assicurazione sulla casa e il business degli effetti speciali, dopo l’incendio Zuma Jay non sarebbe mai riuscito a tornare a vivere a Malibu. Il futuro resta nelle mani della nuova generazione: nelle mani di Ava, figlia dell’ex sindaco, di Colin Hanks e tutti gli altri giovani in grado di capire e trovare le risorse per combattere contro le forze del male (leggi: gli investitori). “C’è bisogno di una chiara direzione sui futuri progetti di sviluppo, di modo che il valore delle proprietà resti proporzionale a quello di oggi e la città funzioni per celebrity, milionari, turisti che vengono a visitarci e tutti gli altri”, dice Wagner, che quando non è sul set di un film o tra le onde del Pacifico, presenzia il suo piccolo e fornitissimo surf shop. Cos’è Malibu per lui? “Uno stile di vita. È il portale da dove entro in acqua. Queste sono le mie stelle di Hollywood: la natura e l’oceano che gli sta a fianco. Così appago il mio spirito”.

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